A volte, per riprendersi e andare avanti è necessario rifugiarsi tra mura gentili, e consegnare le proprie delusioni alle canzoni: Gentle Dwellings (dimore gentili, appunto), terzo album del cantautore Fabio Giobbe, racconta proprio questo.
Uscito lo scorso 27 ottobre per Soundinside Records, Gentle Dwellings ragiona sulle ferite, pone le giuste distanze, condanna le aspettative disattese e le relazioni a senso unico, mette in primo piano le proprie paure e speranze, in dieci canzoni tra soft, alt e folk rock - con echi dei R.E.M, soprattutto nella voce - a volte con sonorità più soffici, altre più ritmate e trascinanti: Terrible tides, nonostante le chitarre luminose, paragona la persona descritta alla peggiore stagione mai vissuta, e mette in chiaro come la si voglia del tutto fuori dalla propria vita; Safety walls racconta senza filtri o parafrasi come il cantautore si senta sull’orlo di una crisi di nervi (on the verge of a nervous breakdown), spaventato dal tempo che passa e sfugge tra le dita; in Negative clouts, accompagnata da pianoforte, chitarre, archi e un sottofondo di pioggia leggera, vuole proteggersi dall’influenza oscura di persone negative e dannose per la propria serenità; Let me tell you, feat. Mark Geary, cantautore irlandese, è uno sfogo verso un confronto maturo mancato; Your fatigue, invece, con i suoi arpeggi e strumming acustici celebra l’impegno e la fatica, nonostante i segni che possono lasciare sul viso - segni che si trasformeranno in meritate soddisfazioni.
Un buon lavoro dal respiro americano, che mostra come trasformare il proprio dolore in musica sia sempre una vittoria.
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