Era bello il mondo prima che arrivassi tu.
Era bello?
Che siano intelligenti, diretti, precisi. /ogni posto è una galera anche il più bello è una galera, ogni corpo è una porta/ Che abbiano grazia e delicatezza nel descrivere le adolescenze inquiete&turbolente di tutti noi (ex)adolescenti. /per un ragazzo come me che vede la poesia nella merce e che ha la sua speciale morale per scegliere il prossimo culo da baciare/ Che siano colorati esplosivi candidi. /belli, allegri, ragazzi dell’Apocalisse, in piedi sul mondo che crolla e che forse finisce/ Che siano un gruppo garage o pop o teen’n’roll (ormai cosa importano le definizioni? Sono riusciti a definire suono e immaginario da 3 Allegri Ragazzi Morti e possono giocarci in lungo e in largo che tutto il resto vien da sè). Che cantino in italiano. Che non si stanchino mai di farlo. /qui la vita è lunga qui la vita aspetta che brucino le porte che prenda fuoco l’acqua che sia di nuovo inverno e non mi resta tempo/ Che ci diano, oltre alle parole, musiche killer dall’incedere naif su cui muovere i nostri culetti. /questa è la mia politica un ritmo a 180 bpm che muovi il culo e non pensi a niente/ Che ci regalino manifesti in musica, stile haiku generazionali, frasi da scrivere su centomila diari o in calce a centomila lettere d’amore-odio mai spedite. /era bello il cielo d’inverno come i tuoi denti, era bello sentire le tue mani fredde cercare qualcosa di me/ Che in quella collana che ti regalerei, se solo fossi meno sfigato, infilerei perle come “Era bello” e “Salamandra”, personalmente le due tracce più belle-ma belle davvero-del disco. /guarda com’è bella, bella come non ce n’è, bella come un’animale, certo più bella di come eri bella te/ Che dal piccolo cinema onirico che ci avevano acceso in testa continuino a proiettate le nostre vite riflesse. E le proiettino in un modo ancora e nonostante tutto così “puro” (me lo passate il termine?) che guardarle lascia incantati e ci fa sentire migliori. Già. Perché a questo (anche) dovrebbero servire le canzoni, perché sempre allegri bisogna stare, anche se la libertà non si compera, ma la possiamo cantare
Che li conosciate già tutti o meno. Che siano già dieci anni di storia, quasi mille concerti su e giù per l’Italia. Che questo ‘La seconda rivoluzione sessuale’ sia il loro 5° disco ufficiale, un disco potremmo quasi dire “lussureggiante” rispetto alle precedenti produzioni “essenziali” del gruppo, pieno di ospiti e collaborazioni (alle chitarre Ru Catania degli Africa Unite e Agostino dei Lombroso, l’immancabile ormai fidato Giorgio Canali, poi gli Zen Circus al gran completo e addirittura Brian Ritchie dei Violent Femmes, senza dimenticare, novità assoluta, 2 signorine: Marcella De Gregoriis e Flora Michal). Un disco che ha la classica bella e “centrata” cover italianizzata (a questo giro tocca a ‘My little Brother Just Discover Rock’n’Roll’ degli Art Brut che rabbiosamente gioiosamente consapevolmente rifatta diventa ‘Mio fratellino ha scoperto il rock’n’roll’). Un disco che, l’avrete capito, ha Atmosfere varie, dentro tutti i colori del mondo e qualcuno di più, da canzoni quasi beat ’60 (‘La poesia e la merce’), a momenti più sfuggevoli e indecifrabili, enigmatiche come l’oggetto di cui parlano (‘La sorella di mio fratello’), a canzoni 100% TARM (‘Lorenzo piedi grandi’, ‘Allegria senza fine’), a caramelle dolcissime (‘Il mondo prima’, ‘Salamandra’, ‘Ninna nanna pierina’). Insomma dai. C’è da scriverlo? Un disco bello bello bello bello. In redazione lo stiamo consumando. Inutile, ogni disco dei TARM è un’allegria senza fine. E noi non smetteremo mai di dirlo.
Il segreto qual è ?
Siamo tutti in amore con tutti, e il sesso complica.
No?
Quel bacio.
Sarà così sarà così sarà così
domani
stringimi forte sarà così
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