Un racconto di periferia tra la voglia di scappare e il bisogno di ancorarsi alle proprie radici.
Canzoni perse è il nuovo lavoro discografico dei Palinurus, band dell'Oltrepò pavese con all'attivo un album e un tour nel Nord Italia.
Si tratta di una raccolta di nove canzoni in stile rock pop melodico. Ancora una volta è la lunga coda della pandemia da covid19 a stimolare l'ispirazione e l'urgenza di comunicare. Proprio durante il periodo del lockdown infatti prendono forma definitiva le canzoni di questo lavoro che racconta la vita di provincia e il contrasto tra il voler allontanarsi e il bisogno di restare.
PHILIPPE PETIT apre la tracklist con una buona dose di adrenalina e di rock che graffia poco ma si fa ascoltare con piacere. UN'ALTRA ONDA è più introversa sia nella musica che nel testo ma conferma un'idea di sound ben precisa che non fa leva sulla sperimentazione, ma sul giusto equilibrio tra le parti di un discorso tra strumenti elettrici, acustici ed elettronici. La sezione ritmica è ben assortita e con gusto e semplicità porta avanti le pulsazioni sulle quali le chitarre vengono interpretate in maniera molto classica, con powerchord aperti alla R.E.M. e overdrive con poco gain.
UN MONDO NUOVO ci porta in un mondo un po' più acustico grazie all'intervento della chitarra acustica e alla valorizzazione delle armonie delle voci. CASTAGNE è una ballata semiacustica con un testo carico di immagini che si susseguono senza soluzione di continuità. È TUTTO GRIGIO cerca di cambiare passo ma arranca, come se la rincorsa per riaccelerare il passo fosse stata insufficiente.
SE PARTO continua sul filone della ballata che però cambia le carte in tavola inserendo cassa in quarti e poi una figurazione ritmica di batteria tesa e inquieta. TEMPORALE è più un intermezzo che una canzone vista la durata di meno di due minuti ed effettivamente comprende due strofe e uno special. Onestamente sembra più un riempitivo ed è un peccato perché l'argomento sulla similitudine dei contrari sarebbe da sviluppare con più convinzione.
VERTIGINI conferma il mix di suoni acustici, elettrici ed elettronici, anche se la drum machine viene interpretata in modo un po' naif, più per un gusto timbrico che tecnico. Si chiude con COME POLLINE dove la batteria crashata dell'intro lascia presagire qualcosa di più aggressivo di ciò che abbiamo ascoltato fin qui. Il ritornello effettivamente da soddisfazione all'orecchio più avvezzo alle sonorità rock, con chitarre in vista e batteria che finalmente toglie il freno a mano e produce accenti e piatti stoppati che donano dinamica.
In conclusione Canzoni perse è un disco che, se da una parte non bara, mettendo subito le carte in tavola, dall'altra parte non ha in mano un poker o una scala reale. L'impressione è che si potessero sviluppare di più le idee delle canzoni, con un lavoro di scrittura dei testi un po' più ispirata e prolifica e, musicalmente, togliendo un freno a mano che viene leggermente mollato solo in un paio di canzoni. Il sound è nel solco del pop rock indie e non si segnalano particolarità che possano differenziare questo lavoro da altre migliaia di dischi dello stesso livello o con produzioni addirittura più dense. Tutto questo suona come un'occasione persa nel tentativo di cogliere un frutto non ancora maturo del tutto. Sembra di ascoltare più un diario di appunti che un disco completo ed è davvero un peccato, perché ci sono spunti davvero notevoli che però non diventano mai colpo vincente, ma soltanto intuizione lasciata al caso.
Al netto di queste osservazioni, l'ascolto risulta fluido e la produzione restituisce un risultato easy listening dove tutto è al proprio posto e non ci sono sbavature. La durata delle canzoni fa pensare all'obiettivo della rotazione radio, ma certe volte non basta la durata ridotta per essere appetibili ai network radiofonici.
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La recensione Canzoni perse di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-01-26 17:05:08
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