Gli Arpia hanno prodotto un album, “Terramare”, che è uno strano ibrido. Una terra di mezzo tra le sferzanti bordate chitarristiche del metal e le magniloquenze atmosferiche del progressive, con un pizzico di etnofolk italiano vecchia scuola. Un disco, quindi, che sembra fuori tempo massimo rispetto a quanto è successo in musica negli ultimi vent’anni. Il che non è neanche un male. Perché da un certo punto di vista è bello che ci sia gente che prosegue per la propria strada, senza facili concessioni alle tendenze.
Il problema, però, è che le formule usate dagli Arpia, comunque, denunciano una stanchezza creativa che la padronanza tecnica degli strumenti non riesce a mascherare. E la voce del cantante Leonardo Bonetti, benché dotata di un’estensione notevole, risulta quasi avulsa quando il contesto si fa violento, mentre è troppo melodrammatica quando le atmosfere si fanno più melodiche.
C’è ancora da lavorare, quindi, affinché certi arrangiamenti perdano qualcosa in formalismo e guadagnino in emozione.
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La recensione Terramare di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-02-01 00:00:00
COMMENTI (5)
gli arpia hanno fatto un disco bellissimo e non c'è un brano che delude - ottimo
Dimenticavo Monsieur Verdoux: grandioso!
(Messaggio editato da salvocristallo il 21/02/2007 13:59:52)
Non sono d'accordo con Manfredi. Non c'è niente di formalistico in Terramare e non riesco a capire come non abbia colto l'emotività profonda di momenti come Umbria, Luminosa e Rosa. Non tutto il disco è su quei livelli, ma ragazzi, andatevelo ad ascoltare e poi fatemi sapere.
Salvo
Verissimo. Grande disco di una band sconosciuta. Emozionante.
Album interessante e fuori dagli schemi