Bianco Certo che sto bene 2023 - Cantautoriale

Disco della settimana Certo che sto bene precedente precedente

Il sesto album di Bianco è una raccolta eterogenea di canzoni intime ma mai annoiate, colorate dalla mano di Taketo Gohara e da una manciata di grandi compagni di viaggio

Il nuovo disco di Bianco, il sesto in studio, inizia nel più classico dei modi del cantautorato torinese, un po' alla Laszlo De Simone, ben strutturato, con tanti suoni diversi e un ritmo allegro ma non troppo. L'inizio del nuovo disco di Bianco è una rassicurazione per tutti, a partire dal titolo: Certo che sto bene. Suona autobiografico, suona a capitoli, suona imperfetto e poco prevedibile, con la consapevolezza un po' ingiallita del cantautore che sente di aver già speso tanto per la musica. Ma non basta ancora.

Per orientarsi meglio e non farsi ingannare dal suo essere assolutamente eterogeneo basta poi affacciarsi sul finale, Fatta bella, una specie di ninna nanna, disneyana ma analogica, come un carillon di Natale, il punto più alto e significativo del lavoro di Taketo Gohara sulla grazia dei suoni. Tra il rassicurare e l'augurare buonanotte però c'è un mondo da navigare. Questo sembra Certo sto bene, un diario di bordo su cui Bianco ha annotato ciò che di più importante ha osservato nel suo ultimo tragitto di vita.

Gli accompagnatori sono figure d'eccezione, e su tutti spicca Margherita Vicario, che con la sua voce fa spesso da Virgilio lungo le tracce, fino a prendersi la scena in modo più netto insieme a Dente - presente solo in scrittura -, ne Il tempo del mare. Sopra una maglia sonora decisa e che scaturisce direttamente dalla profonda Pennsylvania si parla di rispetto dei tempi, di capire il ritmo delle cose, adattando il proprio a quello che succede, per remare sempre insieme.

Sembra quasi automatico e scontato arrivare a parlare di maturità di un artista, quando questi sfiora la soglia dei quarant'anni, ma Bianco è ufficialmente diventato grande, e riesce a cantarlo tra le righe, senza cercare di spiegarlo a nessuno, ma con un'altra prova di grande musica. Certo che sto bene non è un capolavoro, qualche momento poco ispirato arriva, anche abbastanza presto. Cartolina e Il momento che preferisco, la prima un blues colorato e la seconda un tentativo art pop indie non riuscitissimo, sono la dimostrazione che quando la fattura degli arrangiamenti non cala mai di qualità si possono anche accettare canzoni dimenticabili, dentro una struttura di disco ben pensata.

Ma forse il momento più prezioso del disco è quello dove fa capolino l'ultimo compagno di viaggio. Fuochi d'artificio, scritta a quattro mani con Federico Dragogna, in stato di grazia, è una ballad autunnale che guarda al passato con la forza dei ricordi rievocati in ogni modo, e regala un dialogo tra due voci impastate tra loro alla perfezione, dentro una malinconia quasi pericolosa.

Certo che sto bene non strombazza per rubare l'attenzione di nessuno, ma suona dall'inizio alla fine come una testimonianzaRimane la libertà di decidere se seguire il percorso che Bianco ha tracciato con queste nuove dieci canzoni, intime senza che ristagnino mai nella noia, condizione naturale della creazione, sublimata subito in colori anche inaspettati. Allora mettiamoci seduti e attenti ad ascoltare, e di certo staremo bene anche noi.

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La recensione Certo che sto bene di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-11-10 00:56:00

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