Dalla provincia Granda, i Cani Sciorri di strada ne han fatta tanta, percorso e ripercorso lo stivale disseminando sul sentiero vomitate di bile e carcasse di timpani frantumati. Atletica ‘75 è l’ultima manifestazione di un suono maturato per oltre vent’anni, alimentato ad anche slogate e da un’irrefrenabile ingordigia musicale che rende il tutto difficilmente catalogabile. L’intelaiatura noise del gruppo piemontese riporta al disco che trent’anni fa aveva colorato l’infinito grigiore della provincia cuneese: Catartica dei Marlene Kuntz. Il lirismo di Godano, ancora allo stato germinale nel disco d’esordio, viene triturato da testi come sputi negli occhi, obbligati ad arrampicarsi in grida animalesche per non essere sopraffatte da quintali di disdegno sotto forma di rumore.
Il disagio viene elaborato da una ventata hardcore che costringerebbe a pogare pure Billy Elliot nella sua cameretta, portando il disco su binari precisi: lontano da ogni sentimentalismo, Atletica ‘75 abita il turbamento, reggendogli lo sguardo. La vena hardcore fa da padrona ed è arricchita lungo il percorso da chitarre figlie illegittime di Thurston Moore che stagliano scenari sinistri e ipnotici, come in Ringhia e in Riesling: i calci in faccia meglio assestati dal disco.
Un altro pezzo che emerge in Atletica ‘75 è Cambogia Zio, seconda traccia dell’album: un cambio di rotta nell’incedere irrefrenabile della tracklist che riporta senza sforzi ai Verdena di Ovunque e di Pixel e a un suono più orecchiabile. Non per questo meno violento.
Atletica ‘75 è un esperimento riuscito. Ora non resta che tornare con qualche dente in meno dal loro prossimo concerto.
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