Drast Indaco 2023 - Pop

Indaco precedente precedente

Drast parla di ciò di cui parlano tutti, ma con la delicatezza di cui pochi sarebbero capaci

Indaco, come il colore degli occhi sulla copertina dell’album. Siamo arrivati a quel punto della storia in cui Drast fa il suo primo disco solista. Inaspettato, forse, immaginarselo diviso da Lil Kaneki, con cui tutt’ora forma gli Psicologi, ma dalle tante recenti collaborazioni con altri artisti, come Mecna, Giuse The Lizia e Diss Gacha, avremmo potuto intuirlo.

Il disco, uscito per l’etichetta Bomba Dischi, è prodotto dallo stesso Marco De Cesaris (nome all’anagrafe di Drast) con l’aiuto di alcuni fedeli amici, tra i quali compaiono Golden Years, Winnie De Puta, Giovanni De Sanctis e Alberto Paone, meravigliosi musicisti che hanno accompagnato il cantante anche in tour per l’Italia.

Golden Years, per altro, è anche protagonista assieme a Giorgio Poi in Fantastico, traccia aggiunta al disco in un secondo momento ma diventata per molti colonna sonora dell’estate.

 Paradossalmente l’album si apre con Gran Finale. Una batteria molto dolce e una chitarra leggera, unite a qualche accordo di sintetizzatore, sono ingredienti sufficienti a farci immergere nel mondo di Drast. Con il brano abbiamo a tutti gli effetti uno spoiler: il cantante ci racconta com’è andata a finire la storia di cui parlerà per tutto il resto di questo LP, abbiamo insomma una chiave di lettura sulle tracce che seguiranno.

Passando a Lontanissima, singolo che ha anticipato l’uscita del disco, troviamo la richiesta disperata di essere ricordati. C’è una malinconia di fondo che, arginata da una produzione magistrale, fa del brano un vero e proprio punto focale dell’intero progetto. Gli arpeggi di chitarra elettrica, uniti a una batteria sostenuta, accordi di piano e sequenze più allegre che rimandano al pop, infatti, creano un forte contrasto con lo stato d’animo che emerge dal testo del brano.

 Miglior attrice non protagonista è sicuramente Napoli, che entra prepotentemente in tracce come Procida e Nuovo inizio (che è coerentemente l’ultimo pezzo dell’album). Ma anche in altre tracce come New York, nonostante il titolo sembri raccontare tutt’altro, Napoli torna il soggetto principale nelle immagini create. È in quest’ultimo pezzo che il cantautore racconta di una città abbastanza piccola da rendere gli incontri facili e quasi obbligatori, il tutto condito da una musicalità anni ’80, più leggera e allegra rispetto al resto del disco.

Tappa necessaria nel nostro percorso è Indaco, la title track. Marco si racconta sconfortato per la fine di una relazione, e ciò che ne deriva è un testo disilluso che si sposa bene con gli accordi mesti di chitarra. Nel brano capiamo anche che gli occhi blu, o meglio indaco, rappresentati in copertina son gli stessi di Drast. È interessante notare che l’espediente usato per raccontarci dell’allontanamento siano proprio gli stessi occhi, che non riflettono più la figura della ragazza coinvolta nella storia. 

Il disco suona fresco nonostante si parli di amore, o meglio di un amore complicato, che essendo oggetto di tanti pezzi rischierebbe di risultare ridondante. Drast si dimostra capace di variare il proprio stile rimanendo comunque riconoscibile. Il punto di forza dell’artista è senza dubbio la scrittura per immagini. Immagini chiare e concrete, riconducibili a momenti di vita vera, nelle quali si può rivedere praticamente chiunque, così da sentire i brani inevitabilmente molto vicini.

---
La recensione Indaco di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-11-29 11:34:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia