Oggi facciamo un tuffo nella giungla sperimentale, per dire arrivederci alla realtà, anche solo per tre quarti d'ora. Non avremo etichette né categorie né punti di riferimento, a guidarci saranno solo le nostre orecchie ma soprattutto la nostra immaginazione e la voglia di sognare, di lasciarci andare, di visitare posti nuovi. Più sono sconosciuti meglio è.
Quello dei C'mon tigre è un Habitat unico e alternativo, che il duo abbellisce ormai dieci anni e che in questo quarto album impreziosisce con nuove contaminazioni artistiche, insieme al consolidato sodalizio con il collettivo californiano Drumetrics. Tra le prime tappe, ad esempio, andremo nella serra afrobeat e multicolore di The Botanist dove Seun Kuti, erede di Fela Kuti, ci regala un assolo di sax alto.
Le danze popolari, la samba, il forrò: c'è tanto Sudamerica e soprattutto tanto Brasile nel disco, a partire dalla voce di Xênia França da San Paolo. Gli ingredienti del viaggio sono lo xilofono, le ritmiche delle batterie, gli archi (violino, viola e violoncello), i cori, i fiati (tromba, trombone e corno francese), il flauto, i clarinetti e tutti i sax (baritono, tenore, contralto).
Sento un morso dolce con il genio di Giovanni Truppi è uno dei frutti più originali del lavoro: lo storytelling del cantautore, con la sua ironia, sposa felicemente l'ambientazione sonora esotica del collettivo. Un'altra collaborazione altrettanto sorprendente è quella che segna la fine dell'esplorazione e il ritorno a casa: Arto Lindsay posa la sua voce sull'atmosfera eterea e trasognata di Keep Watching me.
Così al termine dei nove brani, registrati e mixati tra Bologna, Rio de Janeiro e São Paulo, si scopre che il segreto della felicità sta nella fusione - delle musiche, delle lingue e non solo -, nel sentirsi nomadi a casa propria, laddove si è liberi di far sedere allo stesso tavolo il jazz africano e l'elettronica. Sarà una cena saporitissima.
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