Se le recensioni servono certamente anche per invogliare all’ascolto, oggi più spesso fanno da guida all’approfondimento di un disco, e questo potrebbe essere il caso di privilegiare (brevemente) questa seconda funzione. Prima di leggere le righe che seguono, infatti vi consigliamo di andare ad ascoltare ‘Musica Automata’ di Leonardo Barbadoro, perché è un lavoro che andrebbe ascoltato due volte, la prima senza sapere nulla del percorso del suo autore e del processo creativo dietro questo nuovo lavoro, la seconda godendosi tutte le informazioni del caso.
Il primo ascolto è quello che serve semplicemente ad apprezzare un album in equilibrio sghembo tra classica contemporanea, musica elettroacustica ritmi mutuati dall’elettronica e strutture melodiche vicine alla composizione da colonna sonora. Un album che in dodici tracce alterna campioni sonori di pochi secondi a tracce strutturate come la title track e Terzo, dove groove drum’n’bass, ensemble di percussioni, loop di piano e linee di fiati, intrecciate ad uno strato di tumori, clangori, cigolii gli cuce addosso un’indefinibile patina di non umano. E in effetti, ‘Musica Automata’ è interamente eseguito da una sorta di orchestra di automi, esecutori meccanici programmati al dettaglio da Barbadoro per formare passaggi impossibili per un musicista umano, per mantenere loop con la costanza della macchina e la sottile imprecisione che l’analogico conserva rispetto al digitale.
Al di là dei complicati dettagli della programmazione di gestione degli automi, vale la pena dire è che un processo creativo del genere semina e spunti di riflessione preziosi in tempi di intelligenza artificiale: dove con l’intelligenza artificiale l’umano aliena almeno una parte del lavoro creativo alla macchina, trasferendo la propria visione artistica nell’elaborazione del prompt, Barbadoro conserva la piena autorità su ogni dettaglio compositivo, sfruttando la macchina, nella sua accezione meccanica e pre digitale, per ottenere accordi impossibili, modulazioni microtonali, dinamiche slegate dai limiti e anche dal calore dell’umano.
A dimostrazione che il rapporto tra arte e tecnologia a molte più sfumature e possibilità ancora da esplorare oltre la dicotomia sterile “tecnologia si tecnologia no“, e che il linguaggio della musica sperimentale, anche quando utilizza forme relativamente classiche e fruibili come quella delle composizioni di musica automata, può ancora essere un veicolo di esplorazione riflessioni inedite.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.