Sei nuove tracce senza un gesto di compiacimento, senta un attimo di tregua, senza un lampo di paura, per un disco di tragica splendente grandezza
Come una stella supernova, Embrace the Darkness è improvvisamente esploso e per ossimoro la sua luce appare così intensa e forte che è difficile e forse persino pericoloso guardarlo dritto negli occhi; in un solo anno dall'ultimo disco con Bruno Dorella, Ignoto, a nome Ovo (ma ben cinque da Chaos Awakening a nome ALOS) quella che era la cruda musica di (un tempo si sarebbe scritto) ?aloS, alchemica creatura di Stafania Pedretti, è diventata agognato oggetto del desiderio non dei media, non dei modaioli e non delle major, che troveranno pure stavolta qualcosa di quanto basta sopra le righe nel suo operato per poterlo capire e quindi supportare, ma di quanti ne colgono da sempre il progressivo mutamento verso quello che un giorno, assai probabilmente, diventerà pura energia, o qualcosa del genere.
Ed è di nuovo la voce di Naresh Ran degli Hate & Merda e owner dell'etichetta Dio Drone ad enunciarne con vivo entusiasmo l'essenza: "Sin dall'inizio ALOS è attiva nello spazio interstiziale tra cultura underground e arte contemporanea. Negli anni, le sue performance hanno arricchito le frange più avanguardistiche delle scene culturali mondiali".
Per traslocare nei quartieri più aulici e spirituali del rock business basta avere un biglietto di sola andata; tanto alta e scabrosa è la posta in gioco che la pena del fallimento è la perdita della propria stessa identità, non c'è nessun chicco di riso che Pollicino possa ritrovare voltandosi indietro. Lo potete chiedere a chi si è già smarrito e vaga a vuoto nel proprio stesso limbo. ALOS lo sa. Ed al clamore degli annunci, dei proclami e (normale di questi tempi) dei manifesti, ha risposto andando a comporre e creare per conto proprio, registrando dal vivo in vari luoghi di Stromboli, come la Sciara del Fuoco e la Grotta di Eolo, nel corso di una residenza artistica durante il festival Marosi 2022, restando “dormiente” fino a quando l'enorme lavoro (comprensivo di un video e di un libro fotodocumentale di 36 pagine) non era ultimato di fronte a quella che sarebbe potuta essere la morbosa curiosità e consequenziale interesse dei media.
E sì che gli elementi per sollazzarli c'eran tutti: la malattia, l'isolamento, la dura riabilitazione e il vulcano come simbolo di una scelta narrativa al contempo assai personale e sovra-umana (“Il suo centro, cioè il magma - mi spiega - è il cuore della terra a cui tutti i vulcani sono collegati, oltre che essere il centro di tutti noi”). Con tanti saluti e baci agli ultimi, a parer mio (e di Pitchfork), poco più che sufficienti storytelling di Chelsea Wolfe e Zola Jesus. Per dirne due - senza scomodare né Bjork né i salmoni. Non a caso, il sottotitolo “Tutto - la luce, il buio, la bellezza, il dolore - è perfetto così com'è” raramente come in questo disco appare non solo utile ma carico di significati post-posto a quel Embrace the Darkness che potrebbe trarre in inganno, col suo appeal gotico (gli eterobasic direbbero metallaro) e decadente. Di più.
“Il vulcano - Stefania precisa - può essere visto come maschile ma, ad esempio l'Etna è vista dai siciliani come una entità femminile e Stromboli chiamato iddU, maschile. ma per me è senza genere come tuttU. Siamo noi a declinare qualsiasi cosa in generi. Iddu a me sembra un nome perfetto per una creatura gender free e queer”. Per la regia del disco mi sarei giocato la tredicesima sul nome del amico/guru Lorenzo Stecconi per un sodalizio che ritenevo magico e naturale... e avrei perso, perché registrazione e mix sono affidate a Marcello Batelli. Il che lascia un po' perplessi, visto il suo background più indie rock che altro (tra le eccellenti eccezioni Stormo e Organ), ma tant'è e va bene. Perché è il suono che è istintivamente indipendente, e non la l'umore o tanto meno la voce che ammiccano alla memoria di altri dischi.
Riflettendo sulla brevità del percorso di Embrace the Darkness vengono i brividi, tanto è lucido ed essenziale: in soli sei momenti Stafania è capace di trovare il nucleo incandescente del suo universo poetico e di nutrire ancora una volta l'apparentemente inesauribile energia della sua creatura ALOS! Embrace The Darkness è un rosario di movimenti più assoluti di quelli contenuti nei precedenti dischi; se mai ci è concesso qualche momento di subdola tenerezza naif con Mahare subito ci si ritrova nel rumore lavico di Grotta di Eolo, se Sciara Del Fuoco suonerebbe bene come “singolo” per la sua identità riconoscibile, Iddu trabocca di oltraggioso quanto affascinante silenzio, per non parlare della bellezza del canto straziante di Embrace The Darkness.
“Farò alcune presentazioni sotto forma di incontri con il pubblico - annuncia - dato che il vinile è accompagnato da un libro, un modo diverso per farlo scoprire e conoscere meglio”. Troppo pura per scherzare col fuoco, ALOS ha compiuto lo sforzo impossibile di fare impallidire le vecchie tracce con le nuove – anche se Ricordi Indelebili e Ricamatrici per la mai dimenticata Bar La Muerte restano un pezzo di cuore. Sei nuove tracce senza un gesto di compiacimento, senta un attimo di tregua, senza un lampo di paura, proprio come Stefania. Embrace the Darkness è un disco di tragica splendente grandezza.
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La recensione Embrace the Darkness di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-12-13 10:34:00
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