“È ispirato ad un deserto oscuro ma luccicante.
È un’auto abbandonata da anni sotto al sole, senza sapere il perché.”
Mi si perdoni l’appropriazione delle parole che Niki Gresteri, la mente dietro il progetto solista Rural Death – oltre che membro dei mai tranquillizzanti Autorock – ha usato per descrivere il suo esordio solista, anywherenowhere; ma lo faccio perché le immagini che questo dischetto mi ha suscitato sono esattamente di questo genere. Un grande silenzio che ricopre ogni cosa; un sole accecante ma gelido che splende spietato. Si tratta di un disco che potrebbe benissimo fare da colonna sonora alla fine della nostra civilizzazione, o ad un capolavoro videoludico come Shadow of the Colossus – provate a immaginarvi di cavalcare per le sue piane desolate, immersi in quella luce ultraterrena, mentre ascoltate l’opening di anywherenowhere.
Si può immaginare di suddividere le sette tracce dell’album in due gruppi da tre, seguiti dalla breve e conclusiva outro Old friends and scarecrows. Questi due gruppi rappresentano le due anime del disco: da un lato i primi tre pezzi, maggiormente incentrati su ambient ed elettronica dilatata ed onirica, con pochissimi elementi umani e soltanto sullo sfondo voci distanti e filtrate; dall’altro tre canzoni dall’anima più folk, pezzi chitarra&voce quieti e nostalgici, più simili all’idea standard di canzone. A chiudere, la sopraccitata Old friends and scarecrows, un bignami di queste due sfaccettature. I momenti più intriganti sono nella prima parte del disco: è qui che le atmosfere visionarie e a tratti allucinate la fanno da padrone, aprendo continuamente la via a nuove suggestioni che vengono un po’ a perdersi, a normalizzarsi nella seconda parte – che rimane comunque di ottima fattura, sia ben chiaro.
A voler cercare delle similitudini con altri dischi, andrei nella direzione di Sprecato, l’esordio solista uscito nelle ultime settimane dell’italo-canadese James Jonathan Clancy. In entrambi i casi ci troviamo di fronte a quei dischi che ti fanno piantare in mezzo alla strada tra lo sgomento e il fastidio degli altri passanti. È a questo punto che i destini dei due album divergono: mentre il primo fa rimanere immobili, a rimuginare verso l’interno, anywherenowhere è un disco da passeggiata contemplativa, un sottofondo per ammirare la terra desolata e polverosa che ci circonda. Una vista sicuramente non facile da sostenere, ma anche in un certo modo calmante e consolatoria, allo stesso modo in cui anche i cimiteri, pur essendo in linea di principio i luoghi di morte assoluta, riescono ad offrire una qualche forma di placida e serena rassegnazione sull’ordine delle cose.
anywherenowhere è un piccolo porta su un lato della realtà che tendiamo ad ignorare. Il mio consiglio è di sfruttare l’occasione di questo ascolto per mettersi a osservare con tranquillità la polvere che ricopre le cose. Fa miracoli per la propria salute mentale.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.