Un disco "da viaggio", in bilico tra il folk cantautorale italiano e il roots rock americano
Appena ci si imbatte nell'ascolto di Baci Bendati, il nuovo album di Emiliano Mazzoni, sembra di aprire una piccola capsula del tempo. Il quinto disco del cantautore-eremita di Piandelagotti, piccolo paese disperso tra le colline modenesi, racchiude infatti sonorità che affondano saldamente le proprie radici negli anni '60 e '70.
Un viaggio a ritroso nel tempo che insieme al continuo accostamento tra il cantautorato italiano e la grande tradizione musicale americana rappresenta il motore in grado di alimentare le nove tracce che compongono Baci Bendati. Una contrapposizione più stralunata rispetto alla classica modernità del suo precedente ed eponimo disco, che ha come trait d'union un andamento rilassante e disteso che si srotola dolcemente lungo tutto l'album.
Tra glam ballad à la Lou Reed (C'è amore su Marte), filastrocche di pascoliniana memoria stese su un tappeto roots rock (Piccolo uccellin), pianti in salsa jazz-blues (Buono, giusto, meritevole) e travelling songs folkeggianti simili a quelle dei Monti Appalachi (Mašino's hill), Mazzoni ci porta in un placido viaggio tra le due sponde dell'Oceano Atlantico.
Nonostante la voce del cantautore emiliano pecchi a tratti di un'eccessiva di amatorialità, Baci Bendati è un disco scritto e suonato in maniera davvero pregevole, grazie anche all’apporto di Mirko Zanni e Claudio Luppi, suoi amici di vecchia data, che con gli intrecci armonici delle loro chitarre donano alle nove tracce di questo album una profondità e dinamica espressiva davvero notevole.
Con questo suo ultimo lavoro, Emiliano Mazzoni ci regala nove canzoni da ascoltare in religioso silenzio. Un perfetto sottofondo musicale per un viaggio solitario in macchina verso mete sconosciute, con i maestosi paesaggi delle pianure americane (o emiliane) che si srotolano davanti al nostro sguardo.
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La recensione Baci Bendati di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-04-27 11:00:43
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