Almamegretta
4/4 1999 - Trip-Hop, Techno, Etnico

4/4

Gli Almamegretta hanno intrapreso il loro percorso artistico partendo dal trip-hop dei Massive Attack.In questi anni, però, hanno mostrato la capacità di allontanarsi dai modelli di riferimento, costruendosi una credibilità musicale e non.La loro musica, infatti, sfugge ai vecchi "teoremi",a quelle contapposizioni fra generi che hanno caratterizzato soprattutto gli anni'70 e '80: il mercato e i gruppi stessi ponevano, da una parte, il rock considerato puro, impegnato e quindi di serie A ; dall'altra parte, c'erano l'elettronica, la dance, il mondo fatuo di chi voleva ballare. Gli Almamegretta incarnano, invece, la contaminazione di suoni e culture diverse tipica degli anni'90 ; se nel precedente disco "Lingo" avevano già mutato orizzonte (meno solarità ma solita intensità), "4/4" presenta pochi echi di Bristol e si affranca definitivamente da queste sonorità (che dovevano essere necessariamente rinnovate). "Brucia" è un brano emozionante, quasi etereo; in "Figli di Dio" la voce di Raiss assomiglia a quella del miglior Gragnaniello, "Oreminutisecondi" è sulla scia di"Sanacore", in "Sempre" spunta addirittura lo ska, "Riboulez le kick" è, invece, l'unico brano che non mi convince: è house pura che lascia alquanto perplessi (è vero che hanno sempre riconosciuto la musica da discoteca come una cultura degna quanto gli altri generi musicali, ma qui mi sembra che rincorrino affannosamente i suoni del momento). Il disco è comunque orientato, in linea di massima, verso una musica etnica che, in alcuni frangenti, si insinua dolcemente ("Chi") mentre, in altri, si fa martellante e ossessiva ("Mbkili", vero "trip" elettronico). La voce di Raiss (che nei crediti si ribattezza Raiz) dà il meglio di sè, a volte viaggia da sola, altre volte accompagna, sussurra o emerge dai luoghi più reconditi dell'anima. Si, l'anima. L'anima che effettivamente migra, si sposta dalla frenetica Londra alla multirazziale Parigi per scendere ancora più in basso di Napoli, verso terre arabe, mediorientali. Oserei dire che gli Almamegretta sono in cerca di una loro "poetica", preferiscono nascondersi dietro più maschere, sfuggendo così a facili etichette ; in effetti "4/4" è un disco difficile (almeno rispetto ai precedenti), raffinato, che si apprezza meglio ad un secondo ascolto.Valide anche le collaborazioni di Mauro Pagani, Dre Love, Eraldo Bernocchi e della cantante siberiana Sahinko Namchylak. Certo è che, qualunque cosa esca dal cilindro del quartetto napoletano (si tratti di dub, dance, pop trasversale), non manca e non mancherà mai la "musicalità", cioè la virtù di produrre effetti sonori piacevoli e mai banali. L'impressione del sottoscritto è che gli Almamegretta mostrano, disco dopo disco, che non si accontentano mai dei risultati ottenuti e cercano sempre nuove soluzioni .In futuro le sorprese, ne siamo sicuri, non mancheranno.

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