“Riffa” è il primo progetto solista di Libera Velo, cantante partenopea già corista dei 24 Grana, legata a doppio filo a quella scena anni ’90 dei centri sociali occupati e dei curre curre guagliò cantati a squarciagola durante le manifestazioni. Non che ora non ce ne siano, di occupazioni e manifestazioni, ma converrete con me che i tempi, e soprattutto le generazioni, sono ormai cambiati. Altrochè.
Il suo nome la dice già lunga: Libera. Infatti, anche se viene proprio da quegli anni, cerca di affrancarsi come può dalla schiavitù del ragga o delle atmosfere folk ad ogni costo. Prova a liberarsi e lo fa con supporti minimi come un basso, una chitarra, una drum machine e un microfono. Con il microfono, soprattutto, dà il meglio di sé. E’ infatti nelle corde vocali di questa artista che sta il succo migliore del disco: benché le atmosfere siano calde e mediterranee, la musica non riesce a proprio a lasciare il segno, scadendo a volte nell’elettronica semplice semplice con retrogusto pop, come in “Momenti Rilassanti”, o perdendosi in sonorità più etniche, già viste e sentite mille volte. Non mancano, poi, i passaggi più spostati verso il soul, come in “Purga” (dove la spigliatezza della voce convince, ma l’interpretazione generale ricorda un po’ Giorgia e i gorgheggi di lei che conosciamo, da tempo) o le spruzzate di house, come in “We Dance in a Baton Charge” (e qua, in certi punti, quasi si arriva a pensare ai Motel Connection). C’è spazio pure per un tributo alla tradizione mariachi messicana (“Llorona”), buon amalgama della latinità insita nell’indole campana, e per una strizzatina d’occhio a qualche chitarra velatamente indie nella coda di “Vaginal Trips”.
Di tutto un po’, insomma. Per fortuna, ci pensa la voce a fare da filo conduttore e a far sì che si arrivi fino in fondo, lasciando ben intuire un’impostazione di tutto rispetto e delle interpretazioni di alto livello supportate da una grande malleabilità. Nolente o volente, Libera s’infila a piè pari in quel filone capitanato dalla conterranea Meg, senza disdegnare un approccio jazzistico-sperimentale in cui ritroviamo una Petra Magoni o una Amparo Sánchez (la cantante degli spagnoli Amparanoia, N.d.R.).
Background musicale un po’ scarso, dunque, ma buone qualità tecniche, che si spera verranno messe a frutto per progetti di spessore più ampio, soprattutto a livello compositivo.
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La recensione Riffa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-04-12 00:00:00
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