Acoustic Curtain è il nuovo lavoro di Roberto Quassolo, artista pavese classe '74 con migliaia di chilometrie palchi alle spalle.
Si tratta di una raccolta di dieci brani di acoustic rock di grande gusto e classe.
Subito chitarre calde, accoglienti e allo stesso tempo cariche di groove per Back to the real, canzone capace di partire come un treno ma anche di fermarsi nelle stazioni giuste, dissetando e facendo respirare l'ascoltatore.
Empty mirror, dal sapore molto più folk blues, con chitarre che fraseggiano tra loro e si intrecciano fino a trovare un equilibrio tra bridge e ritornello. La voce è calda, graffiata quanto basta per trasmettere storie di vita vissuta con credibilità.
Master of the brigh sea si presenta leggera ma ritmica, grazie alle chitarre strummate e stoppate. C'è un po' di Bryan Adams nel timbro della voce, anche se più piena e meno "soffiata".
Future World colpisce per il panorama sonoro introverso eppure così ben scandito. La voce raddoppiata all'ottava contribuisce a dare tridimensionalità al suono della strofa e l'armonizzazione dei ritornelli mantiene la tensione dell'arrangiamento al giusto livello. Intervento della batteria nella seconda parte puntualissimo, che offre un ulteriore stadio di arrangiamento al pezzo.
Sea sirens Voices parte molto aperta, salvo poi ritmarsi in accordo col cantato, per poi riaprirsi e permettere alla voce di distendersi con più agio sulle sillabe più lunghe.
Flying in the wind è malinconica, con due chitarre che si intrecciano armonizzandosi. La voce, che mantiene delicatezza, è utilizzata in maniera un po' più piena e profonda, assecondata da un inglese che mantiene sempre un'ottima pronuncia e dizione.
The Age of the Light ha un'andatura rock anni '90 che in elettrico probabilmente avrebbe avuto un sound alla Bon Jovi, ma in acustico mantiene una grande energia data dallo strumming comunque preciso e non troppo sgranato delle chitarre.
Liar suona molto aperta, una sorta di inno che in uno stadio risuonerebbe alla grande. Il testo è grintoso e spigoloso, un'invettiva feroce come il titolo lasciava già intendere.
Victim of changes suona inquieta ma mantiene un senso melodico elegantissimo. Il senso di tensione si acuisce grazie all'ingresso "ritardato" della voce rispetto alle aspettative dell'ascoltatore. Tutto si ferma nel bridge ma è solo un attimo e il treno riparte anche se le corde viaggiano un po' più aperte e libere.
Time is a healer è il pezzo di chiusura e l'ambient fa pensare proprio ad una conclusione, il testo poi si adatta perfettamente ad un atto finale.
In conclusione Acoustic Curtain è un disco che suona tridimensionale nonostante la scelta acustica e minimale. Il lavoro di missaggio e mastering restituisce un ascolto avvolgente, caldo e accogliente dove tutto suona alla perfezione. Gli arrangiamenti sono dosati alla perfezione e non c'è mai una nota in più o in meno rispetto a ciò che l'orecchio vuole sentire. Ottima la voce, l'interpretazione, la pronuncia inglese, l'espressività naturale che non viene mai strozzata, limitata o nascosta. Siamo davanti ad un disco gioiello che, proprio per il suo valore, probabilmente non è per tutti, ma questo, tutto sommato, è un problema per gli altri.
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