La dimensione del tempo è molto presente in IXXXI, nuovo disco del chitarrista e compositore RednakS: basta guardare a titoli come “Le Lacrime del Tempo” e “Le Sabbie del Tempo”, ma anche a “Babilonia” e “Odissea”, con il loro riferirsi ad epoche tanto antiche da sfumare nel mitico. Per prendere in prestito il titolo di un altro brano, quello che RednakS fa è cercare “Il Suono Ancestrale Del Cuore”: musiche antiche, che parlano di epoche così remote da dare l’impressione di non essere mai esistite davvero; e tuttavia vivissime dentro di noi, pronte a risuonare nel nostro animo al semplice vibrare delle corde della chitarra di RednakS.
La formula adottata dal musicista italo-tunisino è infatti a prima vista semplice: arpeggi di chitarra spesso soltanto pizzicati, occasionalmente qualche fiato o percussione ad impreziosire la traccia. Quello che nasce da questi pochi ma estremamente ben misurati elementi è un richiamo antico, una dimensione musicale che sembra perdersi in un’epoca in cui uomini e donne si radunavano di notte attorno ad un fuoco per raccontarsi storie che confortassero dalla paura dell’oscurità circostante. Il risultato finale potrebbe accompagnare saghe videoludiche come Prince of Persia o The Witcher: mondi lontani e per certi versi terribili, ma che indiscutibilmente sono in grado di parlare a dei lati profondi di noi.
IXXXI è un disco che scava nell’anima di chi lo ascolta, ponendolo davanti a cose antiche per molto tempo dimenticate. Archeologia musicale che scava nel nostro spirito, alla ricerca di antiche vibrazioni: vale la pena prendersi questa mezz’ora.
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