Pinktronix Right on delay 2007 - Elettronica, House

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Mentre recensisco quest album, il mio stereo suona la "Pétite ouverture à danser" di Erik Satie. Non è un bel segno per i Pinktronix e per una proposta reminiscente di quella che, a parer mio, è la truffa più riuscita da parte di K7: gli Swayzak. Il fatto è che dopo aver ascoltato l’electro house di “Right on delay”, non ho più avuto stimoli che mi spingessero al riascolto. Né piacere, né curiosità, né interesse puramente intellettuale. Questo infatti è un album basato su tappeti iterativi a trame di 16 battute, costruzioni spicciole e banalotte di TR808, due synth e qualche chitarrina su cui vanno a posarsi intrecci vocali quasi mai ispirati. Anzi, certi fanno proprio ribrezzo, mi viene in mente “Domain”. Però si balla. Ed in discoteca quest album funziona, credo. Il fatto è che funziona solo lì.

Oddio, certe tracce se proprio si vuole si fanno anche ascoltare, “Change” e “Pink Champagne” ad esempio riescono quasi a staccarsi dall’idea di piattume che permea tutto il disco, così come “Booty Sez”, una delle poche canzoni in cui le 16 battute da me citate prima vengono per lo meno cambiate con altre 16 battute durante il ritornello. Ma sono episodi troppo timidi e sporadici per significare qualcosa. Me ne torno a Satie.

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La recensione Right on delay di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-01-30 00:00:00

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