Sonorità dark rock dal respiro internazionale, che risentono di un imprinting un po' troppo "italico"
Nel corso degli anni si può cambiare idea su generi, artisti e album una miriade di volte. D’altronde la musica, per chi la ama veramente, è bella anche per questo. Ti mette alla prova ogni volta che ti avvicini all’ascolto di una nuova canzone, costringendoti a comprendere fino in fondo perché un album o un cantante ti piaccia o non ti piaccia. Ma una delle cose sulle quali, nonostante il passare del tempo, resto assolutamente inamovibile è che le canzoni cantate in lingua inglese ma con un pesante accento italiano non riesco a prenderle sul serio fino in fondo.
Questo preambolo mi è servito per dire che Descending Consciosness di Numa Echos rientra, purtroppo, in quest’ultima categoria. Il nuovo disco di quest'artista tout court (dalla musica alla letteratura, passando anche per il cinema), si compone di 10 tracce scritte, prodotte e arrangiate a quattro mani con Filippo Scrimizzi presso lo Studio Sub 711 di Milano, che restano sul sentiero sonoro, a forti tinte dark rock, già percorso nel suo esordio Shady World.
Atmosfere crepuscolari che, mescolandosi con l'elettronica e l'industrial, creano un effetto sulla carta davvero suggestivo. Sonorità indubbiamente interessanti, abbastanza peculiari per l'attuale panorama musicale italiano, fatte di minacciosi riff di chitarra, ombrose armonizzazioni di synth e ipnotici tappeti ritmici di drum machine.
Il senso di oscura e austera epicità che Numa Echos cerca di infondere nelle tracce di Descending Consciosness inciampa però in un cantato inglese decisamente troppo "italico" che, creando il temutissimo Sandy Marton Effect (Peolple from Ibiza, anybody?) depotenzia il pathos presente nei 44 minuti attraverso i quali questo disco si snoda. Un difetto reso ancora più evidente da un mixaggio nel quale la voce esce a tratti molto asciutta e a un livello di volume che sovrasta le (comunque buone) basi strumentali.
Nonostante l'apprezzabile tentativo di voler creare un qualcosa che esula dall'universo musicale del nostro Paese, il nuovo disco di Numa Echos non riesce a convincere fino in fondo a causa di alcune carenze sulle quali, per chi ascolta musica sia britannica che italiana, non possono essere ignorate. Attendiamo con fiducia dei nuovo pezzi, magari cantati in italiano o perlomeno reduci da una "risciacquatura dei panni nel Tamigi".
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La recensione Descending Consciousness di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-05-16 10:16:47
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