"Sono qui mi vedi / Dove sei tu? Vedo le stelle / cadono giù / Ho messo via parole / non serve a niente / fallo anche tu ": ascoltare i Moque è come fotografare con una lunga esposizione un tempio siciliano poco illuminato in una notte d'estate. Il risultato saranno colonne ben impresse sullo sfondo di scintillanti stelle in caduta libera, satelliti traccianti e scie luminose di aerei. Una cantante dall'ugola d'oro che sale sale sale classicamente rock con alle spalle un universo nervoso fatto di batterista indie, bassista math e chitarristi stoner/noise pop. La strana ricetta arriva da Palermo e funziona: basso storto, chitarre reiterate che prima lasciano spazio alla voce ammaliante, poi ritornano più incarognite che mai per fondersi con essa fino alla saturazione/conclusione della canzone.
Ne esce un suono muscolare, con i musicisti ingobbitti sui legni a svisare mentre la voce ammanta d'epica: non siamo in sterili territori Skin fortunatamente, perchè il suono ricorda il lato pop meno scoreggione dei Sonic Youth con continui passaggi da ritmi ispidi a melodie strappalacrime. Il gioco riesce alla perfezione nell'iniziale "Il Quadro" guidata da un danzereccio e inesauribile charleston oppure in "Senza Meta" o "Volume Dentro", tra profondi arpeggi, riff ripetuti e momenti sonici intriganti. Se poi aggiungete un goccio di stellato shoegazin' nella coda della dolce "Quello Che Non Ho" scoprirete un gruppo che ha saputo condensare al meglio le proprie attitudini. Ogni tanto c'è qualche acuto dall'accento un po' siculo che, bisogna dire, accresce l'esotismo di questo quintetto che pulsa vitale riuscendo a non annoiare nel minutaggio sostenuto delle canzoni.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.