Un esperimento di cantautorato alternativo affascinante e grezzo per l'artista friulano
Esperimento curioso quello di Dieg, all’intersezione tra cantautorato alternativo e pop da cameretta, con un’anima lo-fi e un lirismo tutto personale che si esprime attraverso metafore descrittive e introspezione immaginifica. ‘Bosco’ gira intorno ad un loop di synth e un giro di chitarra rudimentali quanto evocativi, tappeto per far scorrere un testo recitato, memore forse del Giovanni Lindo Ferretti post-CCCP, che a prima vista si presenta ermetico, ma in realtà poi si svolge come un’articolata allegoria del bosco come luogo dell’anima. Anzi, una rappresentazione stessa della nostra sfera interiore, un meandro intimo e vivo, abitato da una molteplicità di esseri e da una placida irrequietezza.
L’incedere del brano è grave e solenne, attraversato dall’enfasi un po’ mistica dell’eremita in contemplazione, ma non sempre scorrevole. C’è una farraginosità di fondo che forse, visto che il cantautore friulano è attivo ormai dal 2014 ed ha alle spalle diverse pubblicazioni, più che all’inesperienza è da ascrivere ad una firma di stile personale, sicuramente non leggibile facilmente da tutti, ma altrettanto sicuramente forte di un certo fascino e capace di comunicare una visione autentica ed intrigante.
Ad ogni modo, rimane comunque ancora spazio per levigare la forma e la trasposizione in musica del messaggio, lavorando sui suoni e sullo svolgimento, oltre che sulla consegna del testo.
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La recensione Bosco di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-03-28 23:12:15
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