Se il giro del mondo fosse un album ambient
I suoni del deserto non si possono descrivere, portano con sé storie ancestrali, di sabbia, di percussioni, di un vento che fa tintinnare le tende sulla soglia della porta assolata di una casa bianca (Subsahara). In ogni granello d'altra parte si nasconde un viaggio fatto di polvere e ricordi, di arrivi e partenze, di cammino e riposo (Santiago).
Alle volte serve un vicolo per passeggiare e ci vuole una parlata sudamericana da ascoltare da lontano, distrattamente, anche solo per essere felici (Cali), altre volte ancora ci viene la voglia di dare vita a un paso doble per strada sotto il sole di mezzogiorno (El Paso).
Arrivati quindi ad Acapulco si fa strada, tra l'acqua chiara e "qualche campo spento", una voce che racconta immagini senza tempo, un interessante spoken music che si intreccia con lo story telling.
In effetti i brani che presentano inserti vocali, come Play me Corcovado e Iquitos (mach was du willst) - ovvero "fai quello che vuoi" -, si configurano come intriganti esperimenti, almeno tanto quanto quelli prettamente strumentali.
Il progetto Kastazwa - dal francese "Cache ta Joie", ovvero "nascondi la tua gioia" - porta avanti la sua ricerca compulsiva, Compulsive Seeking, con le dodici tracce di questo album ambient ed etnico.
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La recensione Compulsive Seeking di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-10-29 23:51:08
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