“Cercano di non etichettare il loro lavoro” (cit.) i tre ragazzi friulani.
Allora come parlare del disco senza inserirlo in un filone almeno riconoscibile, visto che le parole scritte non hanno suono? Intanto si può parlare dei buoni spunti in alcune tracce con l’esempio per tutti di “Stupid Nasty Child” e i Talking Heads nel gioco di voce. Poi l’album si inchina ad una declinazione popolare delle sperimentazioni vicine ai This Heat, con trance-loop ritmici, e momenti topici emo. E noise, quello dei Liars, o quello della storica batteria dei Books.
Ispirazioni alt-indie consapevoli? Non è dato saperlo. In ogni caso il disco scivola senza grossi scossoni, regge ad un ascolto reiterato, sebbene però non arrivi a picchi distinguibili se non in pochi rari momenti riconoscibili. Non è piattezza, è genere. Un genere che affascina orecchie istruite e cervelli alterati.
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La recensione Commoncold EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-06-07 00:00:00
COMMENTI (1)
E' un bel disco!
Bravi ragazzi:)