‘Creatura’ è un lavoro che batte su piste magari non inesplorate ma certamente molto poco battute dei vasti territori del rap e dell’elettronica; diciamo rap per indicare una scrittura ed un’esecuzione, quella di Alfre D’, autore, organizzatore di concerti e collega giornalista, che spazia nello spettro della parola parlata muovendosi tra spoken word, recitato libero in stile slam poetry e rap più canonico; a fare da base, ma in un ruolo che ha davvero ben poco a che spartire con quello delle strumentali rap, troviamo l’elettronica di Burla 22, un lavoro prevalentemente di sintesi modulare dove ritmiche metalliche si intersecano in un tessuto evocativo dai toni ambient. Se a qualcuno sono venuti in mente i Uochi Tochi prima che lo dicessimo noi, avete indovinato: nei momenti migliori il lavoro del duo risuona proprio con lo spirito di Rico e Napo, per scelte ritmico-sonore e per mentalità.
Il cuore del lavoro unisce suoni caratteristici e imponenti (la ritmica di Manuale distruzione suono, le lancinanti pseudo cornamuse di Frammenti) e un rap sui generis ma abbastanza quadrato, dove tematiche introspettive, culturali e social si svolgono in inquadrature visionarie, riferimenti fantascientifici e metafore sonore (L’antipodo e l’antidoto). Quando il duo osa una forma più libera, invece, il delicato equilibrio rischia di infrangersi proprio sul tentativo, encomiabile, di operare fuori dalle (comunque poche) gabbie; è il caso della title track o di Che belli i nostri vuoti, tracce evocative e liricamente valide che, però, incespicano sul confine tra rap, recitato e cantato.
Alfre non sarà il performer più chirurgico sulla piazza, ma le sue parole puzzano di sincerità e immaginazione, e il lavoro sui suoni di Burla non solo le incornicia e valorizza a dovere, ma assume una propria cifra poetica. Quando rimane saldo sulle proprie premesse sonore, estetiche e filosofiche, ‘Creatura’ è un lavoro che si distingue tra tanti.
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