L'anima non vuole farsi vedere, ma "Languore", al contrario, ci mostra come essa, immersa nel dolore dell'attualità, abbia quel desiderio irrequieto di palesarsi e manifestarsi.
Uscito a novembre, un anno dopo il suo precedente lavoro "NOWHERE EMILIA", questo disco rappresenta un significativo passo in avanti in termini di maturità artistica. L'album si distingue per una varietà di sonorità che fondono diverse influenze, tra cui chitarre post rock, elettronica dark wave, synth pop e strumenti acustici. Dietro la sapiente produzione dell'opera c’è Marco Bertoni (Confusional Quartet).
Tuttavia, la traiettoria musicale si mostra spesso lineare e a tratti piatta e prevedibile nella melodia (vedi "Dentro, me"; “Vera”). E parlando della struttura dei singoli pezzi, l’uso della "forma canzone" non si avventura mai verso territori sperimentali o innovativi. Ma quest'ultimo aspetto non rappresenta necessariamente un difetto, ma piuttosto una constatazione. "Languore" si rivela un disco apprezzabile, un'opera che potremmo definire "merce rara" in un panorama musicale sempre più "boh".
L’album si presenta come una collezione di storie accomunate tutte dallo stesso destino: "si muore vittima dei sogni", tutti i tipi di sogni. Ciò che appare chiaro è che la scrittura di Ibisco denota una certa maturità artistica e cerca il più possibile di evitare facili cadute. Nonostante il tema dell'alienazione dalla modernità baumaniana appaia ormai inflazionato e zeppo di pose al limite del credibile, ciò non accade nei brani di "Languore", dove si avverte un realistico senso di smarrimento e di perdita dei propri principi quotidiani. È come se l'ascoltatore fosse coinvolto in un lento sfaldarsi, in cui la distrazione e il desiderio per l'irraggiungibile si fondono, poiché, come recita uno dei testi dell'album, "chi vuole l'infinito predica l'eccesso". Dunque, la domanda di fondo resta sempre la stessa: è il senso di solitudine il prezzo di questa osannata libertà? Ibisco lascia tutti i presupposti per emettere una cruda sentenza che invece egli ha avuto l’accortezza di schivare perché, a suo dire, “La verità non servirebbe”.
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