I grandi spazi dell'America, i suoni che l'hanno vista crescere nell'immaginario di chi americano non è, i racconti genuini di uomini, padri, figli in un viaggio coast to coast attraverso un'America che diventa metafora di viaggio e di vita.
Four Corners è il nuovo lavoro di Carlo Rizzolo, artista veneto con l'America nella mente e nel cuore.
Si tratta di una raccolta di tredici brani, dodici dei quali cantati in inglese, in stile country folk.
Si inizia con la title track e si viene subito accolti dalle sonorità accoglienti di chitarra acustica, armonica e voce che disegnano la prima strofa per poi essere coadiuvate da batteria basso e organo.
Sitting bull introduce il suono magico della dodici corde con un arpeggio aperto e una voce che ancora una volta si presta a raccontare storie con grande senso melodico. C'è aria di America, c'è odore di Neil Young e James Taylor.
Il pianoforte si fa sentire in Do You Think I Think insieme a chitarre acustiche, slide e banjo e le armonie aperte ci portano negli immensi spazi a stelle e strisce e in accordi che spiazzano. Si Gioca con i pieni e i vuoti arrangiativi. In Mother Nature poi le ritmiche si fanno più presenti sotto i fraseggi di Sax. Molto belle le armonizzazioni dei controcanti.
Skyline ha un tiro più rockeggiante dove il sound si elettrifica grazie alle chitarre elettriche che comunque mantengono un tasso di gain basso, più orientato al country rock che al rock puro. The Advantage you Have parte con un bel suono aperto di organo ed è una ballata acustica che ancora una volta sorprende per la piega armonica che prende man mano che la si ascolta. C'è dietro un grande lavoro di composizione dove la voce comanda i cambi di ambito tonale con una maestria d'altri tempi.
In the Pharm è un pezzo country nel vero senso della parola, batteria e basso si muovono "in due", le chitarre elettriche appena sporcate con il pickup al ponte offrono un suono acido e tipico assieme all'utilizzo del bottleneck e del banjo in un caleidoscopio che travolge e fa battere il piedino.
Take a Look at the Moon con le sue pause in battere che derivano dal gospel, quindi dal blues, dunque dagli spirituals ha un "non so che" musicale che spinge al raccoglimento.
You è dedicata alla moglie di Carlo ed è musicalmente serena ma con un secondo accordo minore che getta sempre un minimo di contrasto, di tensione ma anche di grandissima eleganza.
Not only a Father invece è dedicata al padre ed il piglio elettrico è una scelta adatta al tipo di testo, carico di contrasti, strattoni e terremoti interiori dove si scontrano due mondi e la loro sostanziale incomunicabilità.
Nuovo giorno è l'unica canzone cantata in italiano ed è dedicata al figlio ed è interessante il contrasto tra armonia e testo contrapposte ad una linea di batteria molto nervosa, scattante.
I'm a Dreamer parte sorniona e potrebbe essere benissimo una canzone di Knopfler per registro vocale e scansione del testo. La chiusura del sipario è affidata a Time is a Variable, ballata acusticissima con chitarre acustiche e armonica diatonica, sembra un'ottima sigla di chiusura, una sorta di compendio di tutto il disco.
In conclusione Fours Corners è un disco maturo e maturato alla perfezione, figlio di una grande passione per l'America e una grande esperienza nel praticarla. I suoni ci sono tutti e sono il vero classico della terra d'oltreoceano e, nella terra d'oltreoceano della musica di frontiera. Si tratta di un disco senza tempo, che non ha bisogno di una collocazione per essere contestualizzato. Ci sono dentro tante tematiche e sfumature, dalle riflessioni sull'essere umano, le sue tracce (positive e negative) lasciate in giro per il mondo, la famiglia come porto sicuro e come punto di partenza.
L'ascolto risulta sempre molto semplice e le sonorità quasi totalmente acustiche aiutano l'orecchio a non stancarsi e a viaggiare leggero. Si tratta di un lavoro di grande valore che meriterebbe una grande platea internazionale.
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La recensione Four Corners di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-05-31 00:23:45
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