Nome elegantissimo per un gruppo altrettanto elegante. E, per certi versi, stupefacente. Benvenuti ai Gentlemen’s Agreement che - nella stessa straniante maniera di Gad Lerner e Vittorio Feltri nella famosa pubblicità ai krumiri - stringono la loro mano vellutata a quella di una Napoli violenta. Non è un porgi l’altra guancia ma porgi una rosa. Se pensavate che sotto il Vesuvio esistessero solo Scampia e i Co’Sang, siete in errore. C’è chi ancora canta le vacanze anni ‘50 trascorse a Carpi e le domeniche di settembre spese a passeggiare con occhialoni diva per le viuzze del centro, e non ha voglia di denunciare il disagio sociale nelle classiche forme hip hop/dub/ragamuffin. S’è snobistico distacco dal reale o leggera voglia di vivere, questo decidetelo voi. Per noi si tratta senza dubbio uno dei migliori demo giunti dalle nostre parti quest’anno. Nonostante i classici difetti di registrazione, infatti, il guizzo e il talento che sgorga da questi dodici minuti scarsi di indie-pop pieno di swing son cosa buona.
Come i Guillemots hanno fatto con il materiale di Travis e Sondre Lerche, i The Gentlemen’s Agreement fanno con Dean Martin di “That’s Amore” e gli Animal Collective. Senza nemmeno il bisogno di ficcarci dentro qualche mandolino, che sicuramente avrebbe potuto sviare. Chitarrine acustiche, batteria spazzolate, banjo, ukelele, easy tempo, fischi e coretti. Ecco cosa decora queste bellissime canzonette solo in apparenza perdutamente britanniche, invero piene dell’immaginario anni ’60 della nostra musica leggera. Quattro brani a cui forse manca soltanto il singolone, ma che ci presentano una band dalle grandi potenzialità (e chissà cosa succederebbe se ci provassero anche in italiano...) Ma preparate il cestello, avanti. Questi tre regazzetti vi portano a un picnic fuori città.
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