I Voina sono come Cynar. Mai di moda, immancabili per sentirsi un po' meglio
Vi è mai capitato di non sentirvi connessi con il mondo? Di percepire il vostro modo di pensare e di vivere in totale contraddizione con quello che vi sta intorno? Ecco, i Voina sono la sintesi di questa percezione e Kintsugi è la colonna sonora perfetta per le giornate in cui questi sentimenti diventano predominanti.
È il quarto disco in studio dei Voina, pubblicato da V4V Records a distanza di quattro anni dall’ultimo album, ma solamente dopo due anni l’uscita dell’EP Yoga diviso in due capitoli. Già il titolo dice molto del suo contenuto e della sua genesi. È un termine giapponese che significa letteralmente “riparare con l’oro”, e indica un’arte o una pratica per riparare oggetti, valorizzando l’imperfezione, i difetti, i frammenti rotti. Il gruppo ha in tal senso dichiarato di aver passato momenti difficili e da questi essersi evoluto e quindi espresso nell’ultimo lavoro.
Nove tracce che celebrano la sconfitta, quella dei bar di provincia dove, nell’agonia della vita piatta e monotona, il vino è talmente scadente che non dà nemmeno l’allegria che si augurava De André. Si sa, a Ivo Bucci non piacciono gli aperitivi, i social media, le pubblicità e, più in generale, il capitalismo moderno nel quale siamo tutti immersi. All’epoca delle prime pubblicazioni della band abruzzese si poteva presumere che sarebbe stata l’espressione di una rivoluzione che in qualche modo si sarebbe tradotta in compromesso, come spesso accade. E invece no, in un mondo in continua evoluzione, che corre veloce, e sotto molti punti di vista anche peggio di quello che cantavano ai tempi di Noi Non Siamo Infinito, Kintsugi è un disco ancora più violento, aggressivo e con poco spazio per illusioni e speranze. È brutto, sostengono nel testo di Bianco, quando scopri di non essere parte dei buoni.
E quando questo succede ti poni di fronte ad un bivio: fottertene o lottare per cambiare. Loro continuano a perseverare nella seconda opzione, senza credere minimamente che questo possa servire, ma solamente perché è quella la loro natura. “Basta col salutismo, torniamo alla droga”, come per dire che in fondo anche nel fallimento ci dev’essere uno spazio dedicato al divertimento, seppur precario e indotto. È puro realismo, fin dalla prima traccia, Maya, dove si parla di affetto per il Negroni e di consapevolezza del declino che stiamo vivendo. Che vita di merda è il singolo che ha anticipato l’uscita del disco ed è, senza dubbio, il più simbolico. Citazione che abbiamo già apprezzato ai tempi di Alfonso ma che in questo caso ha un senso più malinconico e distruttivo. Questo chiaramente perché, nonostante la passate condivisa appartenenza a INRI, Levante è molto differente dai Voina, ma anche perché 10 anni fa Fratelli d’Italia aveva solo il 4% dei consensi.
Meteorite è totale espressione di strafottenza, cinismo e scontro. I Voina qui corrono veloce, hanno un nemico nel mirino e lo colpiscono con parole pesanti e chitarre volutamente rumorose. In Fortini c’è un deciso rallentamento, e sta all’interno di Kintsugi proprio come Ossa stava nell’album Alcol, schifo e nostalgia. Una canzone d’amore, nel loro stile, dove i sentimenti fanno a pugni in una lotta piena di vita. Si torna a correre con Bianco, canzone nella quale emerge il senso di impotenza e di inadeguatezza nel far parte di una cultura che non sempre ci rappresenta. In Grattacieli e La pubblicità c’è molto spazio per la chitarra elettrica, capace di tradurre in suono il concetto che il gruppo abruzzese vuole esprimere. Qui il tema è il legame stretto con la provincia, la voglia di scappare e l’incapacità nel fare quel passo perché le radici ti tengono incollato a quel posto. Mal di gola è il pezzo più lento del disco, struggente e pacato, che ci permette di apprezzare i Voina in un’altra versione. Il viaggio si conclude con Supermercati cinesi, il racconto di uno scontro generazionale. Ciò che è alle spalle non era certo migliore, “Qui una volta era tutta campagna, pensa che merda”, e la cultura che ereditiamo è spesso tossica. Un minuto di sola strumentale è testimonianza del valore che i musicisti hanno all’interno del prodotto della band di Lanciano.
I Voina sono come il Cynar, mai di moda. Lo sono consapevolmente e volutamente, con scelte artistiche che poco si adattano alle esigenze del mercato ma al massimo potrebbero essere la colonna sonora per la prossima serie di Zerocalcare. Comunque vada, a loro interesserà poco, perché la loro musica è poco adatta per essere riprodotta all’interno di un nuovo Mercedes. Nel loro mondo ideale il massimo del successo è riempire palazzetti con un pubblico pieno di capelloni che ruotano la testa a ritmo con gli assoli delle lore chitarre. Peccato che al momento vadano un sacco i viaggi per la Turchia, anche se nei piccoli club i loro sold-out continuano meritatamente a farli.
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La recensione Kintsugi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-03-27 10:09:00
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