Ascoltare questo disco è come stare sulle montagne russe. Si può trattenere il vomito, ma non le emozioni
Nel 2018 “Lub Dub” ci mostrava il cuore pulsante degli ...A Toys Orchestra e ci permetteva di far battere il nostro all’unisono con il loro; sono passati sei anni da allora e la band campana è tornata, pronta stavolta a ridurcelo in brandelli, quel cuore che continua a battere anche quando è malconcio. E “Midnight Again”, il loro ottavo album in studio, uscito lo scorso 22 marzo per Santeria, riesce benissimo nel suo intento: quello di essere terribilmente autentico e poco rassicurante, di emozionarci anche quando la velocità del mondo odierno non ci dà il tempo necessario né di riflettere, né di affrontare la nostra emotività.
Un corri corri generale che non ci consente di guardarci dentro, né di accorgerci delle persone che ci circondano, che magari si sentono sole, proprio come noi, mentre affrontano il senso di inadeguatezza che tutti abbiamo provato almeno una volta nella vita. Gli ...A Toys Orchestra si pongono a capo di questo esercito di anime tormentate con la sensibilità e l’intensità che li contraddistingue, regalandoci dodici piccoli frammenti di quotidianità. Enzo Moretto, Ilaria D’Angelis, Raffaele Benevento e Alessandro Baris, con Bruno Germano alla produzione, ci raccontano dodici storie di vita vissuta tra ballate malinconiche e brani dall’anima rock-blues, soul, gospel e r’n’b.
Tutto registrato, come loro stessi ci tengono a precisare “alla vecchia maniera", con strumenti e macchine che ronzano, cigolano, respirano. Niente led, niente pixel rassicuranti, zero plug-in.” Del resto, parliamo di una band che può vantare più di 25 anni di attività, migliaia di chilometri macinati, centinaia di live e palchi calcati: tutti requisiti che conferiscono ai nostri eroi la credibilità necessaria per poter rischiare. Con questo disco, infatti, gli ...A toys orchestra confermano la loro attitudine: quella di essere rivoluzionari rimanendo fedeli a sé stessi, fregandosene delle tendenze e cercando di dare sempre la versione migliore del proprio essere, senza però snaturarsi o cedere alle logiche di mercato. “È tutto terribilmente vero. Scotta, punge, taglia e dà la scossa. Una voce fatta di fumo e vino rosso che racconta storie che non vorrebbe mai raccontare o che muore dalla voglia di farlo. La voce di chi di mezzanotte non se n’è mai persa una.”
E loro, evidentemente, fanno parte di quest’ultima categoria: la mezzanotte ritorna, infatti, protagonista per la terza volta, dopo “Midnight Talks” del 2010, e “Midnight (R)Evolution del 2011. Il buio, il mistero, l’oscurità della mezzanotte fanno parte della musica (e dell’anima) della band praticamente dagli esordi e quest’album non è esente da inquietudini e scheletri nell’armadio, a volte da mostrare per non portare più il peso della menzogna, a volte da continuare a nascondere per non affrontare la verità. Tutto questo è evidente già dal brano di apertura, Hallelujah, ma anche dalla conclusiva “OCD Lullaby” un brano in cui, non senza una leggera vena ironica, si cerca di esorcizzare fantasmi e ossessioni compulsive.
Salute mentale, solitudine, whisky, notti infinite, sigarette, malinconia. Ma anche affetti che ci salvano dal vuoto, casa come porto sicuro anche quando insieme a noi ci vivono le nostre paure e insicurezze, anche quando diventa una gabbia dorata. E allora si sente il bisogno di tornare, come cantano in “Take me home”, nel luogo in cui possiamo essere noi stessi. Ma casa non è (solo) il luogo fisico o il posto in cui si è nati: sono anche le persone che ci accolgono, nonostante i nostri difetti e le nostre mancanze e con cui possiamo far cadere la maschera e mostrarci col nostro vero volto, senza sovrastrutture (Take me home but please hold my hand ‘cause i’m a terrible liar and i feel so alone). A volte però capita che le persone a noi più care siano quelle con cui è più difficile comunicare, e la mancanza di equilibrio affettivo è un altro dei punti salienti ("Someone needs to taste the fear with no ice and lemon").
Ascoltare "Midnight Again" è come essere sulle montagne russe, un up e down continuo, una disregolazione emotiva che però ti fa sentire vivo e non più anestetizzato. Una contraddizione continua. Ci sono notti di festa e champagne e notti vissute in stato di abbandono, notti al chiaro di luna e piene di stelle e notti buie e tempestose. Come accade nell’animo di ognuno di noi, che ad ogni nuova alba si risveglia diverso dal giorno precedente, anche se non se ne rende conto. Ultima menzione, ma non per importanza, per il primo singolo, “Life starts tomorrow”: “Somebody says we’re made of dreams / Somebody says flesh bones and skin”, altra dimostrazione di quanto ogni persona abbia un codice interpretativo totalmente diverso. Per alcuni siamo emozioni e sogni, per altri materia destinata a scomparire.
La tendenza all'auto sabotaggio però è più diffusa di quanto si pensi. Questo disco è per tutte quelle persone che si sentono costantemente scomode nella propria pelle, mai all’altezza, in colpa per i buoni propositi mai realizzati, soli anche (e soprattutto) in mezzo a una miriade di persone, procrastinatori seriali che vogliono smettere di esserlo senza mai riuscirci. Ma in fondo chi se ne importa? La vita inizia domani. La musica però può partire già adesso.
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La recensione Midnight Again di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-04-04 09:11:00
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