Il mio caro amico S è tipo da apprezzare dischi come questo: li ascolta in macchina, li canticchia, li piazza nello stereo quando ci si trova fra amici e se imbraccia una delle sue chitarre e pigia sui suoi pedalini, suona proprio in quel modo lì.
Gli piacciono perchè, sostanzialmente, ha sempre amato il rock fatto in italiano: quando era adolescente impazziva, come tanti, per Timoria & company, poi, sul finire dei novanta fu la volta di Afterhours, Scisma, Marlene Kuntz, quindi dei Verdena, che adoravano i Motorpsycho e in fondo anche lui.
Anche a me sono sempre andati bene questi gruppi e, che diamine, mi aggradano ancora! La differenza tra noi due è che io non ho pazienza e quindi ho cominciato a chiedere alla Musica di essere anche dissonante, di fare stranezze, di giocare di più, di citare con gusto, di svicolare dalle tradizionali regole del suono, rimanendo pop, per carità (con l'avanguardia c'ho provato, ma non capita molto spesso che mi senta avanti), ma provando a stupirmi e a farmi divertire come a un bambino.
Anche S apprezza alcune di queste stranezze, a dire il vero, né disdegna un po' di anarchia, pur essendo più orientato su posizioni che fa strano definire classiche, ma che hanno ormai una sorta di aura “storica” non trascurabile.
Ecco perchè so che gli piaceranno i Nadàr Solo, magari non arriverà a strapparsi i capelli (non è il tipo in ogni caso), ma non potrà che ascoltare con interesse (alzando il sopracciglio) un gruppo che riesce a ricordare un po' i Marlene e un po' i Verdena pur mettendoci (molto) del suo. S apprezzerà il fatto che due chitarre si inseguano parlando la stessa lingua ma dicendo cose diverse e così sarà per il basso che ci sa proprio fare e quella batteria decisa eppur leggera a centrare precisa i quarti.
Devo proprio dirlo, anche io ho ascoltato il tutto con piacere, non è più esattamente ciò che cerco nella musica, ma se lo trovo non mi lamento di sicuro: non è dispregiativo definire questo un disco “pacifico”, nel senso che gli strumenti sono tutti d'accordo e si compensano a vicenda per rimanere in equilibrio, nessuno eccede, nemmeno il cantante che pure sa far bene la sua parte. Non sono poche le canzoni presenti che s'impongono all'attenzione, alcune (“Clown”) perfette per la heavy rotation radiofonica, tutte piuttosto luminose e mai ovvie, forse un po' troppe, ma con il buon gusto come comun denominatore.
Insomma, i Nadàr Solo sono un gruppo niente male, onesto, vivace ed emotivo quanto basta, fanno rock italiano a modo loro e domani sera stazioneranno senza dubbi nel lettore dell'auto di S, io li ascolterò e guarderò la strada.
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