Punk rock genino (e un pizzico di pubblicità progresso) su come la tecnologia ci sta rincoglionendo piano piano
Costantemente chini con il capo sui nostri telefoni cellulari, ci siamo dimenticati di guardare verso l'alto. È questa la sintesi di Bleah! dei The Fields. A poche settimane di distanza da Fior di quattrini, il quintetto trevigiano sforna un pezzo che si distanzia dalle atmosfere country-psichedeliche del singolo precedente per abbracciare l'energica rabbia del punk rock.
Uno sdegno riflesso in primis dal titolo del pezzo, Bleah!, parola onomatopea che esprime il disgusto della band verso la piatta omologazione della nostra società ormai quasi completamente digitalizzata, colpevole numero uno del nostro ci allontanamento da qualsiasi tipo di diversità e quindi dal nostro pieno potenziale di essere umani.
Piangi un fiume, un fiume di lacrime
E costruisci un ponte per superarlo
Sei giovane, fai la differenza
Dove ormai è andato tutto in fumo
Urlano i The Fields nel loro nuovo brano. Il connubio tra schitarrate sudicie - bello il contrasto tra accordi minori e maggiori che si susseguono tra l'introduzione, le strofe e la coda finale del pezzo - e il cantato di Mattia Vanin, costantemente in bilico tra la melodia e la spoken-word, crea quell'effetto di grezza istintività che a tratti ricorda i pezzi più sudici (e per questo migliori) degli Skiantos.
Nonostante un testo a tratti un po' troppo simile a quello di una "pubblicità progresso", Bleah! resta comunque una canzone che conferma la voglia dei The Fields di esplorare i tanti generi e sottogeneri del rock, mostrandoci, con parole semplici ed efficaci, le storture del mondo che ci circonda.
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La recensione Bleah! di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-05-24 00:00:00
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