Il primo disco di clauscalmo ha la struttura di un viaggio fatto a piedi, un gioiello di folk "da camera", scritto come una poesia enigmistica, suonato con una cura immensa
C'è una cosa, tra le tante notevoli, che spicca in particolar modo mentre si ascolta il disco d'esordio di clauscalmo, Passo Monteluna, uscito per La Tempesta Dischi: è il senso di possibilità, le aperture visibili che Clara Romita ha applicato al proprio scrivere, al proprio suonare, al proprio cantare. Sembra ci siano tante voci diverse a fare da coro in questo lavoro, prezioso perché nato da uno schema, e poi divenuto un tradimento dello stesso, grazie alla presa diretta, alla condizione di registrazione, alla presenza di una figura come Cru dei C+C=Maxigross in produzione.
Passo Monteluna è un disco estremamente pratico, che brilla di grande poesia ma non si perde mai nell'evanescenza incomprensibile di cui soffre la musica fatta solo di metafore. La poesia è quella del quotidiano, del rumore che può farsi sottofondo, e quindi musica, la poesia che fa entrare la luce dalle tapparelle, che colora i nastri di registrazione a seconda della pressione che fanno le mani sugli strumenti.
"Mi butto nella mischia / Nell'acqua tiepida": questo verso strepitoso cantato nel cuore di A metà - brano coraggiosamente scelto come singolo -, è la pietra angolare per entrare a fondo nella poetica di clauscalmo. Un modo di leggere il mondo attraverso contrasti, immediatamente sfumati non appena vengono disegnati. A questo grande disegno musical-letterario contribuisce una forma folk "da camera" piena di percussioni, con il grande lavoro dei fiati suonati da Zeno Merlini che rimbalzano qua e là, si adagiano delicatamente sui mobili, rompono qualche bicchiere, quando è giusto farlo.
Passo Monteluna è un disco dalla struttura strana, che suona come una camminata. Inizia balneare, con il suono di una risacca in Casca la terra, paesaggio marittimo che cambia gradazione ad ogni cambio di ottava proposto dalla voce, ad ogni inserimento corale; dopo trenta minuti abbondanti il finale è una partenza, un'uscita di casa notturna, suonata in due atti - con aggiunta di outro -, che riassume quanto appena sentito. Ora io vado via è una conclusione organizzata, in grande stile, decadente e molto lunga, che lascia ai gabbiani l'ultima parola, l'ultimo accadimento.
La musica di clausclamo è in continua trasformazione, perché in appena due anni, da quel gioiellino che era Record, tutto sembra essere cambiato e rinnovato. Gli incastri delle parole sono diventati enigmistici e ricercati, necessari nella loro dolce bizzarria. L'estetica delle cover ha iniziato a popolarsi di uccelli e strani animali, pittorici e cibernetici, segno che un progetto pensato e confezionato a dovere, deve godere della giusta cura in tutti i suoi aspetti, grafici, musicali, concettuali. Non è ben chiaro da dove venga questa musica, rara ed eccezionale. Quello che sappiamo è che Clara Romita, in arte clauscalmo, vibra della commozione acustica di John Martyn, delle nebbie britanniche di Nick Drake, ma anche scrive senza limitazioni di stile, si espande e viaggia. Benvenuti a Passo Monteluna.
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La recensione Passo Monteluna di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-04-19 00:00:00
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