Figlio di un linguaggio ricco di metafore e di azzardi poetici, Tripolare ci regala un disco d'esordio preciso e dal suono analogico, una cassa di risonanza perfetta per la sua voce urgente e disperata
Una storia di figli. Figli del punk, figli dell'indie, figli della trap, figli dell'hyperpop. O forse no, figli di una generazione, megafono della generazione z, a prescindere da stili predefiniti e noiosi. Ce lo hanno insegnato i thrucollected col loro capolavoro Il grande fulmine, e oggi ci pensa a ribadirlo uno che è molto amico del collettivo napoletano, e che in quel gran disco prestava la voce in uno dei pezzi più significativi, Pistola.
Tripolare è anche lui rampollo della Napoli underground, territorio sempre più ricco, e ancora non abbastanza valorizzato, perché la gentrificazione va ancora molto di moda, e perché é una scena che non fa troppo rumore, e che lavora tantissimo. Ma perdersi in quei bassifondi non è solo sprigionare l'anima elettro dei thruco. E qui è racchiusa l'idea vincente di Gabriele Centurione. Il suo primo album, Vitamina Life, uscito per Sugar, è prosecuzione del lavoro dei suoi amici e concittadini solo per cultura, per linguaggio. La musica va da un'altra direzione.
Quasi con sorpresa, i brani di Tripolare ruotano attorno una struttura abbastanza analogica: basso, chitarra e batteria, una manciata di pezzi molto efficaci, il cui cuore pulsante è una penna urgente, che parla tantissimo, e mette alle strette il cuore, come una pressa, che inchioda senza pietà.
Abbiamo dimenticato una cosa in apertura: figli del linguaggio. Vitamina Life è una panoramica di metafore da genZ, una valigetta degli attrezzi commovente, che surfa sempre tra il rischio del cringe e il tracollo poetico. Direbbe il maestro che Tripolare è comunque un "pischellone", e infatti è questo il bello, o meglio è questo che riesce a far stare in piedi tutto l'impianto. I 22 anni di Gabriele sono il tesserino che legittima tutti gli incastri riuscitissimi che serpeggiano in ogni brano.
Passi pure il cuore che gira "come un Beyblade", per il resto Tripolare ha fatto centro. L'inizio del disco è micidiale, L'attimo che verrà introduce la psicosi da ventenni della fomo, il vivere con la fretta di bruciare tutto per paura del futuro; poi tocca a Il primo verso, corollario di onomatopee condite da chitarrine stridenti. Poi la doppietta super cool, Vitamina Life e Canzone per me, secchissima auto-dedica cantata in compagnia di Altea, ospite graditissima di un progetto già rigoglioso di suo.
E a proposito di compagnia colpisce abbastanza la comparsata a testa bassa dei bnkr44 in Skifo, poco prima della vera hit, la già edita Lame e collane, il manifesto di Tripolare, che continua a cantare imperterrito il binomio contenuto nel titolo, lasciandoci con una manciata di parole da capire, o semplicemente da cantare. Vitamina Life non si chiude nello stesso modo brillante con cui si era aperto, ma nella sua imperfezione ci offre la vera anima di un nuovo autore, oltre che di un nuovo cantante. La voce di Gabriele si apre, si affila come una lama a più riprese, e trasforma il lamento di un disagio in un canto nitido. Chiuso il giro di accordi di Plexiglass - micro brano che mette l'incedere alla Jannacci in un beat underground -, non resta che guardarsi dietro, notare le spalle di Tripolare, figlio di nessuno.
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La recensione Vitamina Life di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-05-03 02:33:00
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