Cantautorato lo-fi con tinte emo e uno sguardo su chi non viene mai davvero guardato: "Stazione" di Cassio è un'oasi di umanità in un mondo distratto
Dietro ogni scemo c'è un villaggio, cantava qualcuno a proposito di un matto, ed evidentemente molti di questi matti si ritrovano in stazione. Ce lo racconta Cassio, che con il suo ultimo singolo Stazione comincia perdendosi e facendoci perdere nei suoi pensieri per arrivare a gettare una luce sui "matti", sugli emarginati e tutte quelle persone che di solito non vengono nemmeno guardati, sia per paura o menefreghismo.
Il cantautore livornese sceglie la via della semplicità, e una chitarra acustica dolcemente arpeggiata è l'unico appoggio per la voce e i cori. Pochi ingredienti che fanno di Stazione una canzone capace di unire cantautorato e approccio lo-fi, alternative ed emo, talvolta ricorrendo ad un autotune distorto che in contrapposizione alla delicatezza dei cori crea un effetto inizialmente straniante, ma evocativo ed emozionante nell'alternare dinamiche forte/piano.
In questo pezzo che anticipa l'EP Felice a 1/2, Cassio canta come se parlasse fra sé e sé e non si pone limiti nel vagare da una suggestione all'altra. Come da dietro alla macchina da presa lo sguardo parte dal dettaglio delle foglie nei marciapiedi, si sposta sul "ciccione seduto qui accanto con le dita nel naso" e arriva a rivolgersi ad uno sconosciuto "tu", a cui viene ripetuto "se mi lasci m'ammazzo". Questi elementi - stazione, folla, tu - si mischiano e ritornano nel corso del pezzo, ma sono alla fine un contorno contro cui si staglia la figura del "matto", come se emergesse dallo spazio non occupato dagli altri.
Matti che forse sognano di partire verso un posto migliore, matti che pensano di aspettare qualcuno, matti come un po' si sente anche Cassio, felice a metà, con gli occhi rivolti a persone e cose intorno a lui, per coglierne la bellezza e la fragilità.
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La recensione Stazione di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-06-20 14:36:00
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