Le dita scorrono sulle corde della chitarra e raccontano una storia attraverso la voce di Francesca Salzano in arte Fremir, cantautrice indie-folk di Milano che sa spiegare con i versi come possono cadere parti interne di sé.
Non è solo una questione tra uomo e donna, perchè tutte e tutti dentro di noi abbiamo organi e pensieri fragili, che si possono rompere e spesso lo fanno, si frantumano ed è difficile ricomporli, valli a trovare tu uno per uno.
Nella testa, nella mente - nella psiche se vogliamo -, lì c'è davvero un casino, un intreccio di sottili fili sfibrati su cui un balsamo non potrà mai risolvere granché.
Se sconfiniamo poi nell'inconscio, va a finire che non sappiamo più che cosa è vero e cosa no, quali sono ricordi reali e quali no, cosa pensi tu e cosa penso io, chi sei tu e chi sono io l'ho dimenticato ormai.
Pollice nero, completato sia dal basso di Gianluca Giovanna e dalla batteria di Mattia Pisani sia dallo splendido artwork di Federica Cito, è il secondo singolo del primo disco di Fremir, Stoccolma: parla di violenza di genere, sì, ma dipinge anche le nostre insicurezze e i sensi di colpa che ci accompagnano senza un perché.
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