Affascinante come la luce riflessa dai lampioni sull'asfalto durante le notti piovose di questo fine maggio. Un piccola magia isolazionista per voce sussurrata ed elettronica minimale che si perde in derive post-rock, delay sognanti, tragici voli pindarici ambientali e field-recordings.
Il mood è timido, pacato, ma le parole fanno male (Che dico e non mi muovo / è solo frustazione / poi prendo i denti / e me li strappo dalla bocca): non c'è sapore di giocosa psichedelia freak, il contesto intimo e molto letterario rende anzi ancor più freddi e dolorosi questi venti minuti scarsi di debutto. Le aride visioni di Fabio da Genova mi piacciono e lasciano intravedere un buon spiraglio di luce a squarciare le nubi nere che incombono sul nostro "non-musicista": perso, lontano, ma ancora a galla e capace di farsi ascoltare. Ep scaricabile grautitamente dal suo sito personale e da quello di Marsiglia Records.
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