Con un sound pop punk che necessita di qualche aggiustamento, Ribella parla alla "generazione cuspide", invitando a non aver paura di commettere errori di gioventù
William Bella, in arte Ribella, viene da Catania, e all’attivo possiede due album, un EP e diversi brani. Qualche settimana fa ha rilasciato, per l’etichetta 095420, SONO YOUNG, il suo nuovo singolo.
In SONO YOUNG, Ribella rimane all’interno dell’urban pop, genere che aveva già iniziato a sperimentare con gli ultimi singoli. Fino ad allora, l’artista si era mosso principalmente nel suo territorio di comfort. Le canzoni prodotte spaziavano dal “rap-assurdo” – la hit manifesto, Balotelli Freestyle, fa venire in mente quel progetto clamoroso che furono i Piccoli Cani Squadra – fino alla trap, passando per l’hip hop e per l’R&B.
A partire da Ti farò una foto, brano pubblicato un anno fa, Ribella ha iniziato a sperimentare un sound differente, reiterato poi in SAVE ME e in Non mi cambierà, fino ad arrivare a SONO YOUNG. Le sonorità guardano al pop-punk, rimandano al mondo dei bnkr44, della SAD. Il tempo è veloce, le parole sono martellate una dietro l’altra, il ritmo è uptempo e carico, ma senza essere esagerato, quasi a invitare a un pogo che però sia coreografico e gentile. SONO YOUNG va ad inserirsi all’interno di una scena in forte crescita, con dei canoni di comportamento standard, iniziata ante-litteram dai Lost e che sta vivendo ora una nuova, gloriosa era.
Soprattutto, questo sound è perfetto per parlare alla “generazione cuspide”, non più millennial e non ancora gen z. “Non importa se vengo visto male / con i capelli sfatti e i vestiti appariscenti / sono young, sono young, ho ancora sbagli da fare” – è ancora presto per le responsabilità, per la vita da adulti. Ora è tempo di essere lasciati in pace, di vivere senza regole, di commettere i leciti errori di gioventù.
Il rischio, quando si esplora questo sound, è il cosiddetto “effetto Finley”. Senza nulla togliere a una band che ha formato l’adolescenza dei miei coetanei, le canzoni dei Finley non sono esattamente delle riflessioni sul malessere dell’esistenza. E quando il pop prevale sul punk e sull'urban, capita che sembri di ascoltare Diventerai una star, con un testo che però è un’introspezione sul proprio disagio - che fa sorridere, e rischia di non essere efficacissimo. In SONO YOUNG, poi, soprattutto nella seconda strofa, ci sono alcuni momenti dove il tempo del brano sembra correre più veloce rispetto al cantato, intrappolato nella melodia pop e che perde un po’ di flow.
La virata verso l’urban pop di Ribella è iniziata, ma necessita ancora di qualche aggiustamento. Le idee ci sono, la penna c’è, tuttavia è necessaria un’attenzione alta per evitare di cadere negli inganni tipici del genere. Ad ogni modo, Ribella potrà sempre, se lo vorrà, tornare alle origini, e affermarsi nella scena trap e hip hop. Le regole le conosce, e certamente sa metterle in pratica.
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La recensione SONO YOUNG di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-06-30 11:58:00
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