Per una volta partiamo dalla fine: sono giovani questi Anterra, ed avranno, di certo, tempo per migliorarsi ed imparare a dosare meglio le energie…
Questa frase è a significare che sto invecchiando (ah, questi giovani…), e, soprattutto, che non sono completamente convinto di questo “L’uomo, l’anima, il vento”, a causa di troppa irruenza e di una urgenza espressiva eccessivamente marcata.
Ciò perché i tredici brani proposti sono delle corse frenetiche, che, a tratti, scorrono caotiche ed estranee ad un reale canovaccio logico; dando l’immagine di un gruppo che voglia fare tutto (troppo) e subito.
Con questo non voglio dire che il disco sia da cassare: anzi propone spunti molto interessanti, ma che ci sono aspetti da limare. Abbiamo, infatti, brani intensi ed appassionati (emblematica la splendida "Mescolanza di razza” che rimanda a certi Disciplinatha), scritti attingendo a patemi esistenziali e ad un interessante magma musicale fatto di rock, punk, ska… ma anche la necessità di apportare un forte lavoro di sottrazione per togliere digressioni, enfasi e canzoni (alcune come “Uomo gatto o cane”: sembrano decisamente inutili) in eccedenza.
…poi rileggo quanto scritto e mi accorgo di essere stato molto severo, ma è una severità che questi Anterra si meritano perché sono un gruppo che deve assolutamente dare di più tirando fuori (completamente) quelle splendide qualità che fino ad ora sono soltanto trapelate.
Ed allora come un vecchio allenatore di calcio, grido dalla panchina: fate correre il pallone, non correteci dietro, voi, inutilmente!.
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La recensione L’uomo, l’anima, il vento di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-03-13 00:00:00
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