SubVersesPresidenti del Giudizio2024 - Rock, Alternativo

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Tra i Red Hot Chili Peppers e i Verdena, i SubVerses cercano, nel loro primo album in studio, di dar forma a una nuova scena underground italiana

Il primo album in studio dei SubVerses, rock band fiorentina nata nel 2018, si chiama PresiDenti del Giudizio. Fondati da Matteo Bonichi, allora studente liceale, il trio – che conta anche Linda Meneghetti al basso e Andrea Coneri alla batteria – si pone fin dagli albori l’obiettivo di suonare un rock senza fronzoli. Dopo gli inizi in inglese, ispirati alle rock band anni ’90, con PresiDenti del Giudizio il gruppo compie una svolta dal punto di vista testuale, linguistico e musicale.

Nell’album – sette pezzi per poco più di venti minuti – i SubVerses, per la prima volta in carriera, si cimentano con l’italiano, tanto nei testi quanto nelle influenze. Senza abbandonare le sonorità originarie e fondanti della loro produzione, con rimandi evidenti ai Red Hot Chili Peppers, ai Nirvana o agli Smashing Pumpkins, il trio cerca di collocarsi all’interno di una nuova scena rock underground italiana, che prende spunto da Verdena, Afterhours, Virginiana Miller, senza esserne però una copia. PresiDenti del Giudizio è, dunque, un tentativo di rispondere a una domanda su che forma possa adottare, nel 2024, una scena underground che vanta precedenti illustri e generazionali, ma che necessità con urgenza di nuovi spunti e nuove idee.

Ad aprire l’album, è il pezzo più classico di tutti, Ice, una rock ballad in pieno stile RHCP, che più che un manifesto programmatico del disco è un’ancora verso il passato. Dal secondo brano, Spystory, la musica cambia: entra in gioco l’italiano, e l’intro con cassa e basso ricorda immediatamente i Verdena. Un pezzo non riuscitissimo, che si riprende verso la fine quando la voce sale e si fa urlata, e prelude al cuore del disco, dove sono racchiuse le canzoni migliori. È il caso di 11 Agosto, brano irriverente e provocatorio (fuga di cervelli / ci ha reso dei dementi) tra i Pearl Jam e i Litfiba; Operating distraction, con tempi e controtempi in dialogo risolti in un epilogo tenue e narrativo, che ricorda da molto vicino Kill Rock’n roll dei System of A Down; o ancora, la title track, ballata rock di ottima qualità. L’epilogo è affidato a Tempo, una canzone soffiata, lentissima, a tratti spettrale: ci si aspetta che a un certo punto esploda, che ogni schema si rompa e che il disco finisca rumoroso, ma non succede, e l'album si conclude sussurrato – proprio come Ballate per piccole iene degli Afterhours finiva cullato da Il compleanno di Andrea.

L'intenzione dei SubVerses, con questo disco, è molto chiara: prendere i loro ascolti di sempre e contaminarli con le rock band italiane, per cercare di creare qualcosa di nuovo e contemporaneo. Qualche rifinitura è ancora necessaria: certi pezzi appaiono incompiuti, ricchi di idee diverse ma con qualche attrito nel momento in cui convivono nelle canzoni. Tuttavia, già in PresiDenti del Giudizio ci sono brani che funzionano perfettamente, e che testimoniano che la strada è, senza dubbio, quella giusta. E che la band merita la curiosità nei confronti di quello che verrà.

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La recensione Presidenti del Giudizio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-09-29 12:26:00

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