Diretto e a fuoco, "D'io Matria e Vaniglia" di Alessandro Sipolo è una tappa importante di un percorso artistico sempre fuori strada ma mai fuori rotta
"Nel mio percorso cambiano spesso le forme espressive, non la sostanza". Alessandro Sipolo, cantautore classe '86, commenta così D'io Matria Vaniglia, quarto album in uscita il 20 settembre per laPOP e Freecom. La sostanza è effettivamente sempre quella politica, impegnata, riflessiva e riflettente, quasi uno specchio dove poter vedere sé stessi e il mondo intorno a noi; una costante della discografia di Sipolo. Rispetto alle uscite precedenti le forme espressive effettivamente cambiano, ma rimanendo ancora sotto lo stesso grande cielo del folk. In particolare, questo lavoro è caratterizzato da canzoni che alternano tendenze americane alla Eddie Vedder di Into The Wild a sapori tradizionalmente italiani, da canzone popolare. La voce profonda del cantautore bresciano conferma l'aderenza al credo del folk, nonostante in certi passaggi la tecnica vocale, immacolata, faccia perdere qualcosa in termini di espressività e immediatezza.
D'io Matria Vaniglia è fortemente legato alla situazione socio-politica contemporanea, come testimoniano brani come Signorina cuorenero, una cumbia che come un poema epico commenta le gesta di una famosa donna madre/cristiana/italiana, o D'io, il pezzo più rumoroso del disco, condito da registrazioni di comizi tra cui sono subito riconoscibili, tra gli altri, le voci di Trump, Salvini e Bolsonaro. Signor Padrone invece denuncia senza mezzi termini lo sfruttamento perpetrato da chi, (in)giustificato da soldi e potere, mette i lavoratori (in questo pezzo in particolare la figura dei rider) in ginocchio, di fronte a condizioni lavorative disumane. Il pezzo vede la collaborazione di Lorenzo Monguzzi (Mercanti di Liquore).
L'altra anima del disco è invece quella del racconto personale, più strettamente legato all'autore ma comunque capaci di raccontare storie universali. Alcuni esempi sono Petra, folk veloce su una donna irraggiungibile e irrequieta; Polansky, dedicata all'amico, poeta e attivista Paul Polansky, scomparso nel 2021; o Matria, uno dei migliori pezzi del disco, ode ad una terra che è anche donna e viceversa, un luogo e un popolo dove tornare e sentirsi protetti non dall'odio verso il "diverso", ma dall'assenza di questo odio. Il pezzo omaggia anche due importanti figure della letteratura italiana dell'ultimo secolo, Mario Luzi e Michela Murgia, quest'ultima amica personale di Sipolo. Luzi e Murgia sono infatti rispettivamente uno tra i primi a usare questo termine e una vigorosa avvocata del suo significato, contrapposto al termine "patria", soprattutto per la sua accezione nazionalista.
D'io Patria Vaniglia è un buon disco, che conferma Alessandro Sipolo come autore attento, capace di tenere il proprio sguardo verso ciò che lo circonda ma senza perdere contatto con le proprie emozioni. Il termine cantautore ben si addice al proprio impegno musicale e non, in un'epoca dove di eredi del cantautorato più impegnato degli anni '60 e '70 ce ne sono pochi. Sarebbe bello vederlo muoversi in territori musicalmente non battuti, meno preoccupato dell'esecuzione in favore di un'espressività più diretta e "vicina".
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La recensione D'io Matria Vaniglia di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-09-20 00:00:00
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