temo babila CAVA 2024 - Cantautoriale, Sperimentale

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Cinque tracce in bilico tra sogno e incubo, frutto di un'attenta miscela tra cantautorato italiano e musica sperimentale

Una fiaba nera, divisa tra onirica finzione e le reali asperità di un angolo d'Italia primordiale, la cui selvaggia e ancestrale natura è rimasta quasi immutata nonostante l'inesorabile passaggio del tempo. È questo il sogno (o incubo?) a occhi aperti che prende vita durante i 35 minuti di CAVA, il disco d'esordio di temo babila, al secolo Antonio Intini, giovanissimo cantautore originario di Noci, piccola cittadina in provincia di Bari.

Dopo aver concluso la sua prima esperienza con l'omonima band, con cui ha pubblicato un EP nel 2022, l'artista pugliese ha deciso di portare avanti il progetto come solista, producendo un concept album sperimentale e sfaccettato, composto da cinque tracce lunghe e riflessive, del tutto inadatte a un ascolto disattento o superficiale.

In questo suo esordio, temo babila narra la storia di sei ragazzi - cinque dei quali danno i nomi alle tracce disco - che, in una tiepida giornata di ottobre, decidono di avventurarsi in una cava dispersa tra le gravine a cavallo tra Lucania e Murgia. Un luogo misterioso e labirintico, sospeso tra realtà e finzione, abitato da spiriti primordiali e mostruose apparizioni giunte dagli angoli più reconditi di una realtà parallela e immateriale.

Un ponte tra la vita terrena, che si svolge a pochi chilometri dalla misteriosa spelonca lucana, e l’estrema sublimazione dell’essenza umana, in grado di esaltare e punire l'indole di chi decide di addentrarsi. Tra i suoi fatali depositi di calcarenite periranno quasi tutti i protagonisti del disco: cinque di loro resteranno infatti intrappolati per sempre al suo interno, dissolvendosi in puro spirito o trasformandosi in bestie mangiate vive da crudeli e insaziabili vermi, metafora delle profonde ossessioni e disturbi mentali che attanagliano l'uomo moderno.

Quest'onirico e caleidoscopico intreccio di storie, in bilico tra favola e racconto dell'orrore, viene armonizzato attraverso sonorità minacciose e crepuscolari, frutto dell'ibridazione tra cantautorato italianosonorità etniche della Lucaniaechi di musica elettronica e i rumori della natura murgese più selvaggia. Un tappeto sonoro sperimentale, su cui la voce di temo babila urla, si contorce e sussurra, sputando qua e là brandelli di testo intrisi di parole criptiche ed enigmatiche. 

CAVA è un disco di puro realismo magico, in equilibrio perfetto tra eufonia e cacofonia, che guarda dritto in faccia alle sperimentazioni di album come DIE di Iosonouncane e Padania degli Afterhours. Un esordio intenso, difficile da digerire a un primo ascolto, concepito dalla mente e dalle mani di un musicista che, nonostante la giovane età, è in grado di produrre brani di indubbio spessore artistico e intellettuale. 

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La recensione CAVA di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-10-14 16:28:00

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