Francesca Bono Crumpled Canvas 2024 - Cantautoriale

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Il primo disco solista di Francesca Bono è un disco di liberazione, un lavoro magistralmente eseguito che si inserisce nello spazio che intercorre tra il dream pop e le sue derive rock

Ci sono alcuni dischi che hanno un incipit così forte da convincerci in una manciata di minuti della bontà di tutto quello che sentiremo a seguire. Una sorta di marchio, un sigillo che rende chi ascolta del tutto fiducioso. E a ben vedere. Il primo disco solista di Francesca Bono è uno di questi, perché basta il solo ascolto della prima traccia, la splendida Velvet Flickering Heart per essere catapultati in modo del tutto convincente nelle atmosfere sognanti e autunnali di questo esordio interessante e molto complesso, Crumpled Canvas, pubblicato dall'etichetta indipendente WWNBB.

Si tratta di un esordio mascherato, perché Francesca è attiva da tempo, e in diversi progetti, al comando degli Ofeliadorme, o in coppia con Vittoria Burattini dei Massimo Volume nel duo Bono/Burattini. Ma questo suona davvero come un nuovo inizio, un rimescolamento di carte per ottenere l'evoluzione delle sonorità dalle tinte dreamy già sperimentate in precedenza, ancora irrimediabilmente malinconiche, ma meno lattiginose del solito. I suoni sono più concreti, la chitarra risalta in modo diverso, il sogno si fa sempre più folk.

La struttura di ogni brano segue il suggerimento dato dal titolo del disco, perché davanti a noi scorrono delle tele accartocciate, che col passare dei secondi rivelano in modo generoso tutto quello che nascondono tra le pieghe. Prima di tutto emergono i suoni, che poco alla volta iniziano a risaltare, ad arricchire il lavoro, eseguito da una band composta da membri molto più che d'eccezione: Mick Harvey, per trent'anni sodale di Nick Cave, la già citata Vittoria Burattini ed Egle Sommacal, batteria e chitarre dei Massimo Volume, con la partecipazione di Marcello Petruzzi, Silvia Tarozzi e Alain Johannes.

Incastrandosi nello spazio che intercorre tra il dream pop e le sue derive rock, la scrittura di Francesca Bono intesse un racconto fatto di elementi che si sommano tra di loro, come se la figura intera di Crumpled Canvas avesse bisogno di tutti i trenta minuti di durata dell'album per comparire nitida davanti ai nostri occhi. Quello che ne nasce è un'immagine chiara, come la voce di Francesca, una lotta di colori freddi e di parole ben incastrate, che non cercano sensi logici particolari o descrizioni astruse. 

"If the stars were just opinions / Or autumn leaves (...) You’d call me again" si sente cantare in Black Horse - brano glaciale, reso speciale dal cambio di marcia stilistico, spietato e quasi rock, che si sente esattamente a metà -, e in questa manciata di versi sembra esserci il distillato perfetto della scrittura di Francesca Bono: immediata e schietta, efficace nel raccontare uno stato d'animo esatto in pochi secondi. Una dote rara, in tempi di metafore usate a sproposito. Crumpled Canvas è un disco di lenta liberazione, un sogno crudo che non rassicura, ma che richiede abbandono, bella musica suonata alla grande.

 

 

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La recensione Crumpled Canvas di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-09-27 02:18:00

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