CIGNOBuonanotte Berlinguer2024 - Cantautoriale, Noise

Disco della settimanaBuonanotte Berlinguerprecedenteprecedente

Il terzo disco del cantautore romano si muove sul crinale tra la rabbia e la parodia, dove l'anarchismo più scomposto assume la forma di un calembour delirante e grottesco

Siamo in un tempo di resurrezioni. Risorge lo spirito bellico-musicale di Pierpaolo Capovilla, risorge la spinta punk e parecchio noise dei Bologna Violenta, risorge uno storico dirigente comunista del secondo Novecento italiano. Buonanotte Berlinguer, terzo disco del romano Cigno, è un disco di rinascita coatta, provocatoria, scombinatissima.

Se dobbiamo restare nell'ambito delle provocazioni, allora facciamolo fino in fondo, e chiediamoci: come si fa oggi a trasformare la furia adolescenziale da liceo romano occupato in un disco compatto - e credibile - che cammini senza troppi inciampi sulle proprie gambe? Forse attraverso una sana e vitale incoerenza delle forme, sembra suggerire questo disco, molto interessante e a tratti incommentabile. Forse ancora con un approccio televisivo, nella composizione del disco.

Buonanotte Berlinguer è come una serie tv antologica, dove ogni episodio è autoconclusivo, ma solo alla fine si riesce ad assaporare il gusto totale, quel rumore di fondo elettronico, caotico ma chiaramente studiato, che non smette mai di attanagliare le orecchie di chi ascolta. Ma Buonanotte Berlinguer è anche un lavoro che sembra star sul crinale tra la rabbia e la parodia, perché ogni volta che finisce un pezzo dal forte contenuto politico - spiattellato in modo forse fin troppo diretto -, ecco arrivare un lato b strumentale, di decompressione, che sbugiarda la seriosità appena ascoltata, denudata e messa alla berlina.

Il puzzle finisce per funzionare alla grande, perché la verbosità di Cigno si diluisce con una serie di visioni elettroniche, canti alpini, parentesi dark à la Morphine, e uno slancio naif davvero sincero. Addirittura viene sacrificata la chiarezza di un testo corposo - e "ferrettiano" per come è cantato - come quello di Leningrado, in nome di un lavoro di atmosfera chiarissimo, che non smette mai di evocare, di aprire paesaggi sonori, e che scaccia le ossessioni di un cervello che pensa troppo, per lasciare lo spazio alle pure sensazioni.

In questo calembour delirante e grottesco prende forma una personalità artistica innamorata di sé, quella di Cigno, un mattatore che ama cambiare abito con velocità frenetica. La sua non è attitudine punk come potrebbe sembrare. Siamo dalle parti del puro barocco, della forma perfettamente curata, delle suggestioni mutevoli e del tutto convincenti del cinema di genere, piene di trucco prostetico, fisarmoniche e voci che risuonano lontane. Non c'è un reale discorso politico alle spalle di Buonanotte Berlinguer, ma un uso di simboli politici in chiave estetica.

Ed ecco che vediamo Enrico Berlinguer risvegliarsi dal suo sonno di morte, con tempi cinematografici perfetti, per mostrarsi a noi come uno zombie del video di Thriller. La stranezza di Cigno parte dall'anarchismo più scomposto come un diavolo tentatore che ha preso la lezione dei CCCP e l'ha fatta sua, giocando coi suoi simboli e le sue ossessioni, facendone strati di ottima musica.

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La recensione Buonanotte Berlinguer di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-10-11 00:00:00

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