Pop_X Balla coi lupi nella stalla 2024 - Cantautoriale, Pop, Elettronica

Disco della settimana Balla coi lupi nella stalla precedente

L'ottavo disco di Pop X è un nuovo bellissimo pretesto per far casino, un insieme di canzoni fatte di slogan , che parlano delle ossessioni di sempre, nello spirito puro di Paola e Chiara

Il primo disco ufficiale di Pop X, - dopo la fase delle autoproduzioni che fa storia a sé -, uscito ormai nove anni fa, I Belong to You, era un flipper di tracce strumentali, un saggio breve di pc music con la spinta vitale e mortifera allo stesso tempo del folklore dell'est. Est Italia, Trentino, est Europa, Albania, poco importava, quello che contava in quel delirio di quasi un'ora di durata era l'ossessione del suono computerizzato che creava situazioni perfette per balli, serate senza senso, rotture della divisione artista-pubblico.

Alla fine della serata di presentazione del nuovo disco di Panizza&co - avvenuta nella venue dai toni montani dell'Eastriver Martesana di Milano, un luogo dimenticato a un passo dal fiume -, la sensazione che regnava in tutti noi era la realizzazione che le vecchie abitudini sono quelle che sono dure a morire, e quando si fossilizzano diventano tradizioni. Il release party di BALLA COI LUPI NELLA STALLA è stato il Natale della comunità Pop X, e questo ottavo disco -sempre attenendoci al canone ufficiale -, è una spinta futuristica che però parte dalle origini, quelle più pure e genuine.

Perché in fondo quello che va esorcizzato è il periodo 2016-2018, un trauma per tutti, un biennio che ha lasciato i ricordi più dolci ma che ha pure mietuto le sue vittime. E infatti a partire da CHINA, brano che apre il disco, sono chiare due  cose: dopo la sbornia allucinante di Anal House Panizza è tornato a cantare, col microfono in gola, ma non è più tempo di racconti situazionisti da Lesbianitj, e nemmeno dell'epica straordinaria e classica di Antille. Il canto di Pop X è diventato un sabotaggio - nemmeno troppo interno - delle regole del pop contemporaneo.

Canzoni fatte di slogan, che il pubblico impara in diretta al secondo giro di strofa-ritornello, e qui nasce la nuova epica, frammentaria e disillusa, di una musica che parla di se stessa. Quel lupo figlio di intelligenze artificiali, coloratissimo, che campeggia sulla copertina del disco, è un monito grafico, gli occhi da grande fratello che controllano che il nostro far festa si faccia sempre meno ragionato, per un ritorno alle origini molto poco materialista, ma molto anni '90.

"Balla dentro questa stalla" si sente cantare il BALLA, dopo un'esaltazione infantile dei toast con la paprika. Ritrovarsi nei luoghi non tradizionali della musica per dare corpo a questi brani, che per lo spirito del tempo suonano vintage, e alternano inni all'Ape Maia a parentesi portoghesi, passando per le solite ossessioni di sesso e sangue di Panizza.

BALLA COI LUPI NELLA STALLA è un ritorno alle origini che suggerisce nuove direzioni da prendere appena possibile. Perché Pop X non era mai stato così vicino a Paola e Chiara, per la chiarezza del canto e delle parole, soprattutto per l'impellente necessità di accostare balletti futili, eseguiti con le mani, a tutti questi tredici brani. Il sogno di un Festivalbar distopico presentato da Luca Babic è una nuova ossessione, bisogna fare pressione con chi dovere per far sì che ciò possa avvenire. Sarà una kermesse con bambini sudati che ballano, con un'orchestra midi di suonatori tirolesi-tibetani, sarà la fiera del pc-yodel.

PopX è ritornato a casa, ha visto che i mobili avevano perso lo splendore lucido di un tempo, e allora ha deciso di riempirli di scarabocchi e cazzi stilizzati. Il risultato è un nuovo bellissimo pretesto per fare casino, per spaccare le porte, ballare sulle casse e lanciarsi la carta igienica a vicenda, perdendo i sensi. Perché quando i Pop X sono qui con noi questa stalla non ha più pareti.

 

 

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La recensione Balla coi lupi nella stalla di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-10-18 12:27:00

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