Le nuove uscite musicali, soprattutto nei mesi d’autunno, sono moltissime, ed è necessario, se non selezionare, quantomeno prioritizzare gli ascolti. Terrori di gioventù, l’EP d’esordio del cantautore bergamasco Designe, è senza dubbio uno di quei dischi da posizionare nella classe alta di priorità. Nei cinque pezzi che lo compongono, sintesi di una decina di canzoni scritte e registrate tra il 2020 e il 2022 e prodotte con due piccole casse e un computer, Designe racconta i dubbi, i timori, le flebili speranze di un post-adolescente. I testi, le immagini, le strutture armoniche traggono evidente ispirazione dal cantautorato italiano di ogni tipo, da quello “originario” degli anni ’70, fino all’alternative dei primi anni 2000, all’itpop e al pop più mainstream. Ma, in modo personale e originale, riescono a collocarsi in un punto d’incontro inusuale, insolito: non sono una copia, ma sono canzoni che possiedono una loro identità, creata per commistione e intersezione di diversi riferimenti noti e più o meno espliciti. Aggiungici poi la tenerezza e la semplicità della voce, con un timbro caldo e rassicurante, e ne escono cinque pezzi che, ascoltarli, non sarà certo tempo perso.
Terrori di gioventù è quindi un EP che cerca di rispondere all’annosa domanda su cosa possa essere la canzone d’autore nel 2024. Designe definisce la sua musica come “non trap, per incensurati”: se da un lato rivendica la tenerezza dell’intenzione, dall’altro ribadisce che la sua risposta alla domanda di cui sopra non è la trap (che pure, volendo, a volte lo potrebbe essere, o quantomeno lo è stata).
Ad aprire l’EP è Maestrale, il pezzo più ottimista. Una ballata piena di good vibes dal retrogusto malinconico, una colonna sonora perfetta per un viaggio in macchina di ritorno dal mare. La canzone è costruita su una serie di rime baciate nel ritornello che riescono a non essere scontate, ed è cantata con una voce che talvolta vira eccessivamente verso un timbro da teen idol, ma per un brano del genere è tutto sommato una scelta appropriata. Comete, il secondo brano, ricorda i Virginiana Miller nel sound e nell’intenzione. La produzione è più dark, il ritornello non esplode ma rimane raccolto. È la perfetta evoluzione dell’alternative italiano di inizio anni 2000: ne conserva la carica tagliente, ma riesce a calarla nella contemporaneità, evitando di trasformarsi in un brano in cui è impossibile rivedersi.
Cartoline è un brano a metà tra Bob Dylan (l’inizio con l’armonica a bocca rimanda per forza lì) e Gazzelle, ed è forse l’unico tra tutti dove il rischio di cadere nel già sentito è più forte, anche se, comunque, schivato. Piove è il pezzo migliore, una ballata alla chitarra compiuta e risolta, un pezzo alla Zen Circus ma meno arrabbiato e disturbato. La forza di Designe è ben rappresentata da questa canzone: anche nella terra della semplicità, nelle ballad chitarra e voce, riesce a creare un microcosmo domestico dove sentirsi a proprio agio, con una minuziosa e immaginifica scelta dei vocaboli e un timbro caldo. L’epilogo è affidato a Come il mare, che si avvicina più al pop, soprattutto negli accordi in loop al pianoforte.
L’esordio di Designe, dunque, è molto convincente. Certo, nel futuro servirà esplorare diverse strumentazioni e produzioni, per evitare di ripetersi. Ma non è ora il momento di pensarci: è il momento di ascoltare Terrori di gioventù.
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