I monzesi Zita Ensemble ripartono dalla suite elettronica che aveva chiuso il loro primo lavoro “Volume 1” e addirittura si fanno produrre da Luca Urbani (la metà dei Soerba), uno che se ne intende parecchio di questo genere di lavori. Gli Zita non si liberano assolutamente del vecchio repertorio e, anzi, raddoppiano creando ancora una volta quel connubio tra rock ed elettronica che ha partorito molti dei dischi cult della storia della musica che amiamo.
In questo caso gli ingredienti di “Quintet Session” sono i sintetizzatori, il trip hop più contaminato, le tablas, il basso alla Soft Machine, i lunghi ragas mediorientali, l’africa kraut degli Embryo, il terzomondismo. Un concept album denso, raffinato, che ci regala una band finalmente al pieno livello di maturità dopo il buono, ma ancora troppo acerbo, debutto. Una quindicina di pezzi straordinariamente ispirati in cui si affaccia il lasciato di uno dei mitici gruppi del periodo psichedelico italiano, quegli Aktuala dai sapori etnici, dalle espressioni pluriculturali, che avevano fatto della comune di Via Ripamonti (a Milano) un (anti) centro nevralgico dell’intellighenzia freak dei primi anni ’70. Luca Vicenzi, chitarrista e leader della band muove la sua sei corde in maniera autorevole alternando riff dal sapore mediorientale con morbide sonorità jazzate e passaggi più cosmici dove abbondano l’uso d’effetti e delay. Il batterista spazia anch’egli in ampi territori che arrivano fino alla fusion e alla batucada suonando wooden chimes, pandeiro, caixixi ed altra strumentazione etnica.
“Montezuma”, in apertura, affonda subito buoni colpi con le tablas, a dare il tempo è un basso ossessivo e cavernoso in sottofondo, ma è poi la chitarra acida e i delay a mandare il pezzo in paradiso. I nove minuti de “L’infelicità perfetta” sono un caleidoscopio affascinante, un lento raga mischiato ad una miriade di synth. E' certo che la Zita conosce bene la discografia di un altro colosso dell’Acid-rock anni ’90: Ozric Tentacles.
L’etichetta che produce l’album è quella Lizard Records che dopo alcuni anni serviti a prendere le misure alle possibilità offerte dalla scena italiana, ha iniziato a lanciare fuori band tra le più credibili di quest’ultimo periodo, dal loro catalogo ricordiamo nomi quali Muzak, Morkobot, Airportman.
La critica che si può fare è sulla lunga durata del Cd: si poteva lavorare ancora più sulla coesione, nei 70 minuti non tutto è cosi compatto, qualcosa andava limato, qualche pezzo andava accorciato o mischiato ad un altro, si poteva cercare la perfezione. Un’altra pecca potrebbe essere quella della mancanza d’inserti vocali: la voce avrebbe dato ancora quel qualcosa in più per spiccare il definitivo salto di qualità; sicuramente un altro possibile obiettivo su cui lavorare nel loro futuro.
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La recensione Quintet Sessions di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2008-01-09 00:00:00
COMMENTI (25)
yo! straquoto ancora dopo sabato scorso all' arci Area di Carugate.
ehi!:=
idem
Io questi Zita li ho visti al Milano Film Festival di quest' anno allo Spazio Oberdan,non so come sia il disco, ma loro sono veramente forti,megalisergici.
quoto
risposta sensata, per altro c'è da considerare quei gruppi che pur apprezzando l'attivita' live ,danno ampio spazio pratico e concettuale al lavoro in studio,sperimentando, registrando, proponendo,senza necessariamente essere in prima fila, per scelta.
se leggi quello che è stato scritto fin'ora non mi pare che sia roba completamente sconosciuta ....o almeno,qualche povero stronzo conosce per esempio gli slowmovies... e poi non conosci le dinamiche di questi gruppi (cosa fanno nella vita, come fanno musica e perche') e neppure come funziona una realta' come Lizard, quindi lascia stare....se ti interessa questi gruppi te li vai a sentire, se no ,non tutti sono in grado (bravi o abbastanza agganciati o semplicemente pronti) di essere sempre in pista o amico di qualcuno...per entrare in qualche festival di tendenza..
si ma sta Lizard perche' non fa' mai un cazzo? sti zita, sti slowmovies etc...? perche' in giro non li si vede mai? te credo che sono sottovalutati....chi lo conosce?
quoto
Questo degli Zita secondo me è molto bello, paesaggi strani, alcune cose gia' sentite nel genere diciamo, pero' molto molto bello, forse un po' troppo lungo per i miei gusti.