I Temperie raccolgono il loro primo atto musicale dentro Sarajevo: otto power ballad "facili" e una title track certamente più difficile e sorprendente
A quasi due anni di distanza dalla pubblicazione del loro brano d’esordio, il duo fiorentino Temperie ha rilasciato il primo album, Sarajevo. Nove brani in totale: i sette singoli usciti a partire da gennaio dello scorso anno e due inediti, in un contenitore che tira le somme del primo atto del percorso congiunto di Riccardo Bonfiglioli ed Emanuele Filippi.
Fin da Prima o poi, il primo singolo, che è anche la traccia di apertura del disco, i Temperie sono stati in grado di creare un’identità coerente. Per loro stessa ammissione, i loro brani sono “brani facili”, in cui cercano di cantare la complicatezza dei rapporti umani con relativa semplicità. Sono spesso power ballad, brani molto suonati, dove la voce di Riccardo Bonfiglioli si dispiega lungo un’ampia estensione e regola i momenti di maggiore intensità. È un cantautorato pop ben scritto e ben eseguito. Proprio per questa coerenza insita nei loro pezzi, il fatto che l’album racchiuda sette singoli usciti in autonomia non rende affatto un effetto compilation. Anzi, chi vi si approcciasse da neofita dei Temperie, avrà certamente l'impressione che si tratti di un insieme coeso.
Tra i pezzi più interessanti del disco c’è sicuramente la già citata Prima o poi, che si apre con un riferimento all’arte del kintsugi e su note pop racconta che, prima o poi, ne rideremo. Ti va di ballare? è un brano uptempo con un inciso forte e cantato a pieni polmoni. Io ci sarò è una power ballad molto classica, la cui esecuzione non ha nulla da invidiare a brani dello stesso universo ben più blasonati. In La storia arriva l'elettronica a sorreggere l'incedere della strofa, e Cosa darei possiede un outro che spezza la possibile monotonia e spinge il brano su diversi binari di sensibilità.
Paradossalmente, i due inediti sono i pezzi meglio e peggio riusciti del disco. Questo tempo basterà non aggiunge molto alla produzione dei Temperie, e si sente che manca la spinta da singolo, soprattutto se messo insieme agli altri. Sarajevo, la traccia conclusiva, è un brano diversissimo dagli altri. Una ballata al pianoforte ricca di parole, tutt’altro che facile, dove c’è spazio per riflessioni profonde ed esistenziali: non ho cura della morte / ma ho paura di morire / senza aver vissuto a pieno quella gioia di cui parlano i poeti. Una canzone che mette in luce il fatto che il disco sarà pur fatto di pezzi facili, ma è una scelta consapevole: se c'è da scriverne alcuni più difficili, i Temperie ne sono certamente in grado.
Sarajevo è un disco d'esordio che assolve al suo compito. È un'ottima carta d'identità del duo, dove c'è spazio, come era nelle carte d'identità di un tempo, anche per i "segni particolari". Racchiude due anni di studio, composizione, scrittura, e sancisce il termine del primo atto. Lasciando chi ascolta con grande curiosità verso i successivi.
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La recensione Sarajevo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-11-29 00:00:00
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