Dieci tracce di introspettivo dream pop sulle tante e difficili fasi che dobbiamo attraversare durante il nostro percorso di crescita
“L’unica cosa immutabile della natura umana è la sua mutevolezza”. Questo, oltre che un celebre aforisma di Oscar Wilde, è il concetto attorno al quale ruota senza soluzione di continuità Forma liquida, il nuovo disco di ceneri. A un paio di anni di distanza da Nello spazio che resta, il suo primo EP, la cantautrice friulana classe 2000 (al secolo Irene Ciol) ritorna con dieci tracce tenui e introspettive che cercano di descrivere i tanti cambiamenti presenti nell’effimero tempo delle nostre esistenze attraverso un collage di sensazioni, pensieri ed esperienze in bilico tra il sogno e la realtà.
Un disco che più volte ribadisce come la nostra essenza sia in gran parte frutto delle persone, dei luoghi e degli avvenimenti che esperiamo. Perché, in fin dei conti, noi esseri umani ci adattiamo come meglio possiamo al passaggio del tempo, assumendo aspetti, comportamenti e modi di pensare che cercano di aderire ai contorni dell’ambiente nel quale vogliamo o siamo costretti a vivere. Proprio come l’acqua che, una volta versata, assume la forma del recipiente che la contiene.
Un senso di continua instabilità che pur lasciandoci a volte spiazzati e indifesi davanti a un mondo spaventosamente grande, ci spinge ad affrontare questa nostra cronica mancanza di certezze, facendoci evolvere continuamente come persone ed esseri umani.
Dalla paura di lasciare andare le cose che amiamo (La metà) al difficile recupero sentimentale nel post-breakup (Ghiaccio, scritta insieme a Chiello), passando per l’incapacità di esprimersi di fronte all’ingestibilità del dolore (Neve) e persino per bellissimi e inaspettati parallelismi tra la ricerca di un’anima gemella e il cinema asiatico di Wong Kar-wai (Sei acqua), ceneri cerca con la sua scrittura intimista di descrivere le tante e difficili fasi che ognuno di noi affronta nel proprio percorso di crescita.
Questa giovinezza che mi spacca la pelle
Ho le labbra distrutte
Da quel che tengo dentro
Canta ceneri nel ritornello di Sogno liquido, la quinta traccia del suo ultimo disco. Strofe dolceamare che si stendono su un onirico tappeto strumentale, che riverbera sonorità provenienti dal dream pop dei Mazzy Star e dall’inde rock delle boygenius. Una serie di panorami musicali nei quali la voce quasi sussurrata di ceneri si mescola a morbide melodie, fatte di timidi echi elettronici che si intrecciano con democratiche tessiture di chitarre elettriche e acustiche.
A parte un paio di sparuti episodi che, anche dopo molteplici ascolti, risultano un po’ più deboli rispetto al resto (Rifugio e Salsedine), Forma liquida è un disco davvero ben fatto sia sul piano della scrittura che su quello della produzione in studio.
Una pletora di brani fragili e introspettivi, capace tuttavia di parlare alla collettività in maniera delicatamente orecchiabile, grazie a un flusso di coscienza fatto di parole e suoni organicamente tradotti in musica. Un processo di trasformazione artistica che, in fin dei conti, non è altro che lo specchio della fluida volubilità delle nostre stesse esistenze.
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La recensione Forma liquida di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-11-05 10:19:58
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