Folate di rumore, crescendo scarni e violenti, distorsioni caustiche e un'anima ambient che non sapevano di avere: la specialità degli Zu è da sempre quella di avere già le risposte senza nemmeno aver sentito le domande
Partiamo da questo: è normale considerare gli Zu come una formazione aperta, favorevole ad ospitare in ogni nuovo disco un musicista diverso – l'ultimo album dove erano solo in tre risale al 2003, ed era un live – questo è il primo caso dove l'influenza del nuovo arrivato si sente in modo marcato, oltre ogni aspettativa. Takemura diventa il capo e sconvolge il suono e la struttura delle canzoni, guida il trio in un mondo poco conosciuto – sotterraneo appunto. E questo è il primo motivo d’interesse per " Identification With…": non sembra un disco degli Zu. In molte tracce non si distinguono gli strumenti usati, non si capisce se c'è una batteria vera o se invece è solo un campionamento e, soprattutto, non si riconosce più il sax – inghiottito dalle manipolazioni elettroniche? Distorto? Ridotto a semplice strumento percussivo?
In realtà la specialità degli Zu è da sempre quella di avere già le risposte senza nemmeno aver sentito le domande: "Identification With…" ci insegna che i tre sono aperti a qualunque tipo di scrittura musicale, che hanno assimilato a dovere gli esperimenti passati con la musica elettronica (lo split con Dalek e “The Way Of Animal Powers”) e che, in generale, gliene frega poco di partorire il disco importante per la storia del jazz punk – perché per far quello dovrebbero cercare un minimo di “coerenza” e smetterla di far uscire dischi tutti diversi tra loro.
Da questo album aspettatevi: folate di rumore in mezzo ai pezzi che potrebbero appartenere ai Melvins come ai Pan Sonic (“Deliver Me From The Book Of Self.”). Tracce più "classiche" come il finale di “Awake In The Next Room” che parte jazz per legarsi alla successiva “Everyone Gets His Own Nemesis” in un crescendo scarno, ripetitivo e cattivissimo. Prove caustiche come “Alone With The Alone” dove sul basso si apre una distorsione digitale decisamente metal.
Come è già accaduto in altri loro dischi – in alcuni pezzi di "Radiale" ad esempio, o nel già citato "The Way..." - la musica rimane "sommersa" per quasi tutta la mezzora, sono pochi i punti dove esplode realmente. Certo può essere un espediente per accumulare la tensione e rilasciarla tutta di colpo ottenendo un effetto ancora più violento, ma non credo che sia quello il vero obbiettivo. Credo che questo sia semplicemente un disco più "calmo", più "rilassante". Takemura è riuscito a far emergere una vena ambient che il gruppo - forse - non sapeva di avere.
“Identification With…" è un altro ottimo lavoro, allontana gli Zu – e chi li ascolta - dal rischio di atrofia celebrale e li conferma come una delle più interessanti band di sempre.
---
La recensione Identification With The Enemy: A Key To The Underground di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-04-10 00:00:00
COMMENTI (4)
super ZU,
visti in concerto rendono ancora di più-
Bravissimi.
gli zu sono un punto di partenza infinito!li ho visti a INTERZONA verona con joe lalli e girls against boys,e dopo che han suonato loro è difficile salire su quel palco se non impossibile.
hanno piegato col volume un acustica impossibile!!!
stima e rispetto.
artb.