Tempo, viaggio, amore e lontananza. Il folk di Bellacapa è un gioco di richiami nostalgici e appassionati puramente lo-fi.
Con Eternità forse un minuto, Bellacapa, cantautore originario di Torre del Greco, firma un album che si snoda tra la profondità del mare e i sentimenti più autentici, costruendo un racconto sonoro sul viaggio, l’amore e la lontananza. Cresciuto con la passione per la chitarra e ispirato dai Pink Floyd e dal folk pop moderno, Bellacapa riesce a intrecciare le sue radici musicali con uno stile personale, regalando un’opera che è al tempo stesso intima e ambiziosa.
La voce, particolare e ricca di sfumature, è capace di evocare atmosfere sottilmente nostalgiche ma anche decisamente contemporanee. Questo timbro inconfondibile trova la sua massima espressione in brani come "23:41", una traccia dal carattere intimo e notturno, che cattura il fascino dei momenti sospesi, dove parole e musica si fondono in un equilibrio perfetto.
Ma è con "Dove sono io" che Bellacapa rende il suo omaggio più incisivo: un brano che richiama il folk degli anni ’60 con l’uso evocativo dell’armonica a bocca. La canzone, semplice ma potente, è un viaggio nel tempo che dialoga con le influenze del passato senza mai sembrare derivativa.
Bellacapa riesce a richiamare lo spirito dell’underground italiano dei primi anni duemila, ma con un approccio fresco e personale. La sua voce, pur essendo lontana dai toni caldi tradizionalmente associati al cantautorato, è il cuore pulsante del disco, un mezzo espressivo che dà corpo e identità a ogni traccia.
Eternità forse un minuto non è solo un disco, ma una finestra su un mondo interiore vibrante, ricco di malinconia e speranza.
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La recensione Eternità Forse Un Minuto di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-11-29 00:00:00
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