Man Maze Man Maze 2023 - Rock, Psichedelia, Elettronica

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Man Maze è la nuova identità di Natan Rondelli: nell'album omonimo, l'elettronica, le chitarre elettriche e gli archi guidano un labirintico viaggio introspettivo, arrivando a sfiorare il gospel

Natan Rondelli, musicista bolognese, ha deciso di cambiare nome, veste e formazione, e di diventare Man Maze. Tanto in arte, quanto nel titolo del primo album di questo nuovo progetto. Le nuove identità, di solito, sono dovute a qualche guaio giuridico, come ci insegna la storia di Eriberto poi divenuto Luciano, oppure, più spesso, a qualche tipo di cambiamento radicale. Nessun problema con la legge per Natan Rondelli, quanto invece la volontà di approcciarsi ad un universo musicale radicalmente diverso dal passato.

Con il suo nome all’anagrafe, per più di dieci anni, l'artista ha calcato palchi importanti, aprendo i concerti di artisti come Anna Calvi e Banco del Mutuo Soccorso, e partecipato a festival internazionali come London Summer Jam. La nuova era musicale è nata come conseguenza del sound finale dell'ultimo, omonimo album. Il rock classico, presente nelle chitarre elettriche e nell’intenzione, convive con la dolcezza degli archi, con la compresenza di una voce maschile e femminile, e con suoni elettronici e sintetici. Il tutto improntato, come il nome Man Maze fa presagire, all’introspezione, che assume nel disco tinte dark: è un guardarsi dentro complicato, a volte quasi doloroso, non certo spensierato.

I nove brani che compongono il disco costituiscono un percorso attraverso un labirinto che altro non è che noi stessi. L'album si apre con la psichedelia di Piece of art, seguita poi da World absurd, brano dalla produzione estremamente curata, esaltata dalle chitarre elettriche tipiche del rock più tradizionale. Keep in mind, we are brothers in this life, il mantra che si ripete, proponendo la fratellanza universale come antidoto alla solutudine.

In Flame in the night, terzo brano in scaletta, gli archi assumono il ruolo di protagonisti, accompagnando con il loro calore l’incidere del pezzo, che a tratti arriva a sfiorare il gospel. Maze of veins, brano centrale, proprio nel mezzo del labirinto, rimane sospeso, quasi a voler conferire il senso di difficoltà e di disorientamento di questo viaggio interiore, e precede Column for the sky, brano più epico, nel momento dello scioglimento e dell'inizio della consapevolezza. Con Erehwon, arriva il rischio di un piccolo calo di attenzione, che viene tuttavia ricatturata da Addiction, che possiede una prominenza di sonorità elettroniche che lo differenziano dal resto delle tracce.

Man Maze è un album che presenta diversi spunti interessanti. La commistione di elettronica e strumenti tradizionali (chitarre acustiche, elettriche, archi), se padroneggiata, è in grado di donare risultati unici e potenzialmente molto originali. Nonostante il rischio di un appiattimento emotivo che talvolta traspare nella seconda metà del disco, Man Maze è riuscito, nel suo primo disco, a trovare spunti non scontati, che in futuro potranno certamente crescere. Per ora, il consiglio è quello di andare a sentire la band dal vivo: nessuna base, ma tutti i suoni sono fedelmente riprodotti come in fase di registrazione.  

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La recensione Man Maze di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2024-12-20 18:07:00

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